Diete low carb? Ecco perchè gli italiani dicono no

Una ricerca Doxa commissionata da Aidepi-Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, ha cercato di fare chiarezza sul reale impatto di questo regime alimentare nel nostro Paese
Diete low carb? Ecco perchè gli italiani dicono no

Toglieteci tutto ma non la pasta. Gli italiani non sono interessati a seguire le diete low carb, visto che il 90% dichiara di essere un fan indiscusso di spaghetti & co. e il 53% confida di non rinunciarvi, nemmeno quando è a dieta. Lo rivela una ricerca Doxa (1.000 casi rappresentativi della popolazione italiana) commissionata da Aidepi-Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, che per la prima volta ha cercato di fare il punto sul reale impatto che questo regime alimentare sviluppa nel nostro Paese. Si scopre così che solo il 5% degli italiani ne ha sentito parlare e soltanto il 2% dei nostri connazionali ha dichiarato di averne seguita una.

Molto bassa (18%) è anche la percentuale di chi si dimostra interessato a seguirla in futuro, per lo più uomini che vivono in piccoli paesi del centro e del Sud Italia. Di coloro poi che hanno sperimentato una delle tre diete low-carb più famose (nell’ordine: Zona, Dukan e Paleolitica), il 30% si è dichiarato insoddisfatto, il 50% ha rinunciato perché non riusciva a fare a meno di pane e pasta mentre il restante 20% ha scelto di provare, ma senza raggiungere i risultati sperati.

Per il 72% degli italiani la dieta ideale è quella mediterranea, basata sui carboidrati di pane e pasta, quella iperproteica invece è considerata valida solo dall’11% del campione, mentre il 17% afferma di preferire quella vegetariana o addirittura vegana.

Dichiarazioni d’intenti che trovano conferma anche nei numeri: al netto della inesorabile tendenza nel mass market a scegliere la pasta in base al prezzo e alle promozioni, in Italia mangiamo in media circa 25 chili di pasta all’anno, tre volte più degli americani, ma il nostro tasso di obesità è di 3 volte inferiore al loro che si attesta ancora su un allarmante 30 per cento.

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