La Doria, obiettivo Stati Uniti e acquisizioni

Il piano strategico triennale prevede una focalizzazione sui sughi pronti, anche a marchio proprio, e un calo dell’incidenza delle conserve rosse
La Doria, obiettivo Stati Uniti e acquisizioni

La Doria ha presentato in concomitanza con i risultati preliminari di bilancio del 2015 anche le linee guida per il triennio 2016 -18. Per la società sarà prioritario investire sullo sviluppo del segmento premium e biologico, che nelle private label hanno trend di crescita superiori alle linee mainstream e di primo prezzo.

EXPORT E SUGHI LE AREE DI INVESTIMENTO – I sughi pronti e i nuovi prodotti sono un tassello importante della strategia di sviluppo, così come l’ampliamento dei marchi aziendali Cook Italian per l’Inghilterra e Althea per l’Italia in parallelo alle produzioni per i retailer. Dovrà continuare, inoltre, la diminuzione di peso specifico delle conserve rosse sul totale “per ridurre l’esposizione alla volatilità della marginalità di tale linea” si legge in una nota. Anche la ricerca di nuovi mercati geografici di sbocco è prioritaria: primi fra tutti gli Stati Uniti, dove la società ritiene di essere sottorappresentata, e alcuni Paesi emergenti.

GLI OBIETTIVI FINANZIARI 2018 – La società presterà attenzione anche alle dinamiche all’interno del mercato, “sfruttando le prospettive di consolidamento del settore”. In altri termini non sono escluse ulteriori acquisizioni dopo Pa.fi.al. Il target di fatturato a fine 2018 sono di 760,2 milioni di euro (748 milioni di euro nel 2015) e un margine operativo lordo (ebitda) pari a 78,3 milioni (77,5 milioni nel 2015). L’ebit 2018 è stimato a 65,5 milioni di euro, l’utile netto a 45,4 milioni. Target, se raffrontati con i risultati 2015, decisamente conservativi se si tiene conto degli obiettivi strategici enunciati. L’evoluzione più importante dovrebbe essere sul lato dei debiti, in realtà: la società prevede una posizione finanziaria netta negativa in calo a -61.5 milioni di euro a fine 2018 (-129 milioni a fine 2015), con un rapporto Debiti/ebitda di 0,8 contro l’1,7% attuale.

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