Un inglese raccoglie le sfide globali di Coca-Cola

James Quincey succede a Muhtar Kent e dovrà cercare di rivitalizzare la multinazionale di Atlanta che da anni sconta ricavi in calo per la disaffezione dei consumatori verso le bevande gassate
Un inglese raccoglie le sfide globali di Coca-Cola

E’ un cinquantenne inglese il prossimo numero uno di The Coca-Cola Company, la più grande multinazionale mondiale del beverage analcolico. Si chiama James Robert B. Quincey e da maggio del 2017 guiderà come amministratore delegato (ceo) il gruppo di Atlanta, dov’è entrato nel 1996, l’anno delle Olimpiadi che si sono tenute proprio nell’importante città capoluogo della Georgia. Quincey succede a Muhtar Kent, il manager turco-americano che ha regnato sull’impero della soda per gli ultimi otto anni e che resta una delle figure più importanti di Coca-Cola negli ultimi lustri, nonostante i risultati di bilancio non sempre siano stati brillanti. Kent resterà nella società con il ruolo di chairman, assicurando così una piena continuità tra le due gestioni, almeno nel breve periodo.

UNA CARRIERA TRA SUDAMERICA ED EUROPA  – James Quincey, un passato nella consulenza prima di approdare in Coke, è attualmente il direttore generale del gruppo, una poltrona alla quale è arrivato dopo un percorso interno tra il Centro e Sud America e l’Europa. Soprattutto quest’ultima area geografica, nella quale si è mosso dal 2008 in poi, è stata il suo trampolino di lancio verso la prestigiosa poltrona di ceo. Nel Vecchio continente è stato prima a capo della ‘Northwest Europe & Nordics Business Unit’ e poi di ‘Coca-Cola Europe’ dal 2013. Negli anni europei ha gestito prima l’acquisizione del marchio inglese di succhi ‘Innocent’ e poi il riassetto della società di imbottigliamento con sede in Inghilterra Coca-Cola European Partners, la più grande al mondo per ricavi del circuito della cola di Atlanta. La strada della diversificazione – verso bevande più naturali o funzionali – era stata intrapresa già da Kent, con l’acquisizione prima del marchio Vitaminwater e poi di una quota del 16% circa di Monster Beverage Corp, creatrice dell’omonimo energy drink, tra gli altri.

MENO CALORIE PER ‘SALVARE’ I SOFT DRINKS – Quincey, come già Kent, è un assertore dell’alleggerimento delle calorie nelle bevande zuccherate, e secondo gli osservatori continuerà con ancora maggiore enfasi di Kent su questa strada. Lattine più piccole, già introdotte da Kent, meno zucchero e meno calorie nelle ricette (vedi il lancio di Coca-Cola Life), diversificazione verso prodotti più salutistici dovrebbero essere, stando ai primi messaggi ufficiali della società, le strade da percorrere con maggior forza. Tutta da verificare è invece la strategia ‘One brand’, che potrebbe subire variazioni con la nuova guida.

BUFFETT JR FUORI DAL BOARD  – L’entrata di Quincey nel board di The Coca-Cola Company comporterà però anche un addio di peso: Howard Buffett, figlio dell’’Oracolo di Omaha’ Warren, ha fatto sapere che non si ricandiderà per un posto in consiglio, per seguire meglio i propri interessi filantropici. Un addio che per alcuni osservatori potrebbe significare un futuro disimpegno della famiglia dal gruppo di cui la Berkshire Hathaway – la finanziaria di Buffett – è il maggior azionista con il 9% circa dei titoli. A maggio del 2016, comunque, Warren Buffett, aveva ancora difeso la sua partecipazione in Coca-Cola (Sono fatto di un quarto di Coca-Cola aveva detto parlando della sua predilezione per la bevanda), nonostante solo un paio di anni fa si fosse lanciato in una polemica molto dura sulla remunerazione dei top manager, ritenuta incongrua con i risultati.

RICAVI ANCORA IN DECLINO – L’erosione dei ricavi di gruppo continua, a causa del declino in molte parti del mondo dei consumi di carbonated soft drinks ormai inarrestabile. Anche nell’ultima trimestrale – la terza del 2016 – i segnali sono evidenti: ricavi consolidati in calo del 6,9% a 10,6 miliardi di dollari e utili netti in calo del 27% a 1,05 miliardi nonostante la crescita dell’1% dei volumi, dovuta in particolar modo alle bevande piatte. Numeri che la Borsa americana non sta apprezzando dato che il titolo da inizio anno è fermo intorno a 40 dollari nonostante la crescita dei maggiori indici americani. Una sottoperformance che negli ultimi cinque anni è stata costante, e che non a caso riflette il calo di ricavi che da quattro anni blocca la società. Questioni da cui Quincey dovrà necessariamente ripartire, magari con ulteriori difersificazioni di portafoglio e una differente strategia di marketng, per evitare l’ulteriore disimpegno degli investitori da Atlanta, che negli ultimi anni hanno preferito l’arcirivale Pepsico.

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