Whole Foods, ecco perché la svolta digitale è necessaria

Parla Rob Twyman, responsabile della catena in California. Così i millennials obbligano i distributori a riorganizzarsi
Whole Foods, ecco perché la svolta digitale è necessaria

Negli Stati Uniti è leader nella distribuzione di prodotti naturali e biologici, con un modello di business capace di adeguarsi subito alle nuove tendenze di consumo. Lo dimostrano tra l’altro l’imminente lancio di un’insegna dedicata al target dei millennials, e gli investimenti nel digitale, necessari anche per competere con la rapida avanzata delle piattaforme di ecommerce nel food. Il retailer texano, del resto, ha stipulato delle partnership strategiche con Google Express e Instacart, mentre nei punti vendita consente di pagare attraverso il sistema Apple Pay. Oltre a puntare con sempre maggiore convinzione sul click&collect e su un proprio servizio di consegna a domicilio. “I consumatori nati tra il 1980 e il 1990 sono cresciuti con gli smartphone, quindi non avrebbe alcun senso per i distributori trascurare questo aspetto – ha commentato Rob Twyman, responsabile di  Whole Foods Market in California, di passaggio in Francia per la convention E-Commerce Paris 2015 -. Si tratta di una clientela che ha ben poco in comune nei comportamenti d’acquisto con gli shopper tradizionali. Solo negli ultimi cinque anni, d’altronde, il commercio è cambiato di più che nei precedenti 50, con la nascita di una nuova tipologia di rivenditori sul web che ci obbliga a riorganizzarci. Ma ciò non vuol dire affatto che in futuro non ci sarà posto per i negozi tradizionali. Anzi, specialmente nel comparto alimentare, gli store dovranno diventare sempre più luoghi di incontro e degustazione”. Intanto, il manager del rivenditore americano, che possiede anche sette store nel Regno Unito, ha smentito le voci di un possibile ingresso del player nel mercato europeo continentale, almeno nel medio termine.

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