Tangentopoli lombarda, Paolo Orrigoni sarà processato per corruzione

Lo ha deciso il gup di Milano che lo ha rinviato a giudizio insieme alla Tigros, la catena di supermercati di famiglia. Il processo parte a novembre
Tangentopoli lombarda, Paolo Orrigoni sarà processato per corruzione

L’imprenditore Paolo Orrigoni, proprietario della catena di supermercati Tigros, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione dal gup di Milano Natalia Imarisio. Con lui subiranno il processo un’altra sessantina di imputati dell’inchiesta passata alla storia col nome “Mensa dei poveri”. Una tangentopoli lombarda che trova il suo epicentro nella provincia di Varese dove dettava legge l’ex coordinatore locale di Forza Italia Gioacchino (Nino) Caianiello, definito a suo tempo dagli inquirenti un ras al “centro di un potentissimo network di conoscenze, interessi, legami che avvincono il potere legale a quello illegale, l’economia e la politica”. Con Orrigoni sarà processata anche Tigros ai sensi della legge 231 del 2001 che disciplina la responsabilità amministrativa degli enti per i reati compiuti dai suoi vertici. Il dibattimento si aprirà il prossimo 18 di novembre davanti alla sesta sezione penale del Tribunale di Milano. Orrigoni aveva chiesto al gup di derubricare il reato di corruzione in quello di “traffico di influenze” (un reato meno grave che avrebbe escluso la Tigros dal processo) ma la sua richiesta non è stata accettata.

Da questo decreto di rinvio a giudizio sono rimasti fuori una trentina di imputati di questa inchiesta, indagati per altri fatti che corrono paralleli alla vicenda di Orrigoni. Queste persone hanno chiesto al gup una misura alternativa (patteggiamento, messa alla prova, processo con rito abbreviato) e a settembre il giudice prenderà anche per loro una decisione.

SOLDI A POLITICI PER COSTRUIRE UN SUPERMERCATO

Cosa hanno contestato a Orrigoni i pubblici ministeri titolari di quest’inchiesta Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri? Vale la pena di riepilogare i fatti che sono diventati oggetto del capo d’imputazione per l’imprenditore varesotto, che in passato è stato anche candidato sindaco leghista a Varese, e per altri cinque soggetti in concorso con lui. Ovvero il ras Caianiello, l’imprenditore Enrico Tonetti, l’ex assessore all’Urbanistica del comune di Gallarate (Va) Alessandro Petrone e il consigliere d’amministrazione della municipalizzata lombarda Accam Alberto Bilardo, oltre all’intermediario Mauro Tolbar.

Nel 2017 il patron di Tigros era intenzionato a costruire un supermercato di circa 2.500 mq a Gallarate su un’area dove insiste un opificio tessile dell’imprenditore Tonetti. Quest’ultimo era disposto a vendergli l’area per un prezzo che viene stimato tra i quattro e i cinque milioni di euro. Era però necessario un cambio del Piano di governo del territorio (Pgt) che trasformasse l’area da industriale a commerciale. I due imprenditori trovano sponda politica in Caianiello, che si era interessato all’affare, e nell’assessore Petrone che per ottenere ulteriori incarichi pubblici e un avanzamento di carriera si sarebbe messo a disposizione del ras di Forza Italia, ovvero colui che avrebbe potuto sostenerlo nella sua ascesa politica insieme a Bilardo, coordinatore di Forza Italia a Gallarate. Secondo i pm, Petrone si sarebbe messo in moto fornendo informazioni sullo stato delle pratiche urbanistiche in corso, cercando di indirizzare il lavoro dell’architetto incaricato di redigere la variante del Pgt, facendo pressione sugli impiegati comunali e cercando di strumentalizzare il loro lavoro. Per superare politicamente gli “ostacoli” frapposti da Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, si sarebbe appoggiato anche a “giornalisti compiacenti”. Tutto questo lavorio, per i pm, sarebbe servito ad appianare il terreno per arrivare alla variante del Pgt come desiderato da Orrigoni e Tonetti. Quest’ultimo, a suggello di quest’operazione, aveva pagato una fattura da 50mila euro (63,4 mila euro Iva compresa) alla Estro Ingegneria, una società milanese che si sarebbe prestata, con l’emissione di una fattura falsa, a intermediare la somma di denaro che sarebbe finita in parte anche a Caianiello e Bilardo. Soldi che Orrigoni avrebbe dovuto restituire a Tonetti ad affare concluso, chiudendo così il cerchio.

I SUOI COIMPUTATI HANNO CHIESTO DI PATTEGGIARE

I coimputati di Orrigoni nella vicenda del supermercato di Gallarate hanno chiesto di poter patteggiare. Tra di loro anche Caianiello, che durante l’indagine ha raccontato ai pm il funzionamento di questo sistema corruttivo che correva tra Varese e Milano, svelando molti dettagli utili agli inquirenti per ricostruire le tante vicende che lo compongono. Anche Bilardo e Tonetti si sono sottoposti in passato a interrogatori. Se il loro patteggiamento sarà accettato potranno quindi essere chiamati come testimoni nel processo e se dovessero confermare le accuse per l’imprenditore della Tigros la difesa sarebbe certamente in salita.

© Riproduzione riservata