2012, anno Ue della solidarietà tra generazioni

2012, anno Ue della solidarietà tra generazioni

Regolarmente, l’Unione europea dedica l’anno solare – com’è noto – a un evento o a un’azione di grande significato simbolico. Il 2012 è dedicato all’invecchiamento attivo e alla solidarietà tra le generazioni.
Cosa s’intende per ‘invecchiamento attivo’? Significa sì invecchiare in buona salute, ma anche partecipare appieno alla vita sociale e civile, ma anche all’attività dell’impresa e sentirsi più realizzati nel lavoro: in poche parole, vuol dire essere più autonomi nel quotidiano e più impegnati nella società.
Con il crescere dell’aspettativa di vita in tutta Europa, cresce anche l’età in cui il titolare dell’impresa pensa a ritirarsi. Un fatto più che positivo, anche se nelle imprese a conduzione familiare introduce un aspetto che 20 anni fa era poco considerato: la necessità di fare convivere diverse generazioni nella gestione dell’impresa.
La convivenza generazionale nell’impresa non è cosa facile. Se il titolare è ancora al timone dell’impresa, è anche un individuo alfa (cioè dotato di carisma e forte leadership), le relazioni interpersonali e il clima lavorativo ne risentiranno, nel bene e nel male.
In tal caso, l’impegno più importante non è sviluppare le forme di gestione delle eredità o di divisione del patrimonio. L’elemento fondamentale diventa piuttosto la gestione della convivenza e dei conflitti partendo da un’assegnazione chiara e condivisa dei ruoli delle giovani generazioni nell’ambiente dell’impresa di famiglia.
La pianificazione generazionale è un processo più complesso del semplice passaggio generazionale: in compenso permette di conoscere e valorizzare le risorse familiari attraverso più generazioni.
Il rapporto tra genitori e figli nell’ambito delle imprese di famiglia, non può essere caratterizzato solo in funzione di una collocazione temporale, nel senso che una volta che il titolare o fondatore è arrivato a una certa età, è realistico pensare di attuare il passaggio generazionale.
La continuità di un’impresa di famiglia è la sommatoria – da parte dei genitori – del trasferimento di conoscenza, della volontà di cessione, del desiderio di condividere e di una certa propensione a fare da mentore ai propri figli.
Prima i figli imparano a gestirsi in modo autonomo, più tempo ci sarà perché il genitore possa esercitare il proprio ruolo di guida o mentore. “Incorporare” i figli nella gestione quotidiana della attività di famiglia attraverso un sistema di deleghe con possibilità di condividere decisioni, faciliterà in futuro il processo del ricambio generazionale.
I cambiamenti adoperati negli ultimi anni in materia di salute, ambiente e welfare hanno migliorato in molti contesti la qualità della vita.
E questi stessi miglioramenti hanno prodotto trasformazioni strutturali nella società.
Dal punto di vista sociologico, tra le trasformazioni più evidenti si possono citare: l’allungamento della durata della vita, l’incremento delle famiglie con un figlio o monoparentali, l’ingresso tardivo dei giovani nell’età adulta. La conseguenza è stata l’accorciamento del gap transgenerazionale, facilitata anche dalla condivisione cognitiva di aspetti che 30 anni fa non erano lontanamente pensabili: le nuove tecnologie di comunicazione, l’accesso alla società della conoscenza, i social network.
Il vecchio modello storico su cui si è formata l’immagine della impresa familiare – fondatore → erede → erede – sta ormai diventando una chimera. In molte imprese a gestione familiare si vedono genitori e figli condividere il ponte di comando: è nata una nuova forma di gestione del business familiare che si nutre dell’energia di più generazioni: padre e figli.
Queste convergenze parallele sono il rapporto cogenerazionale.
S’individua così la condivisione generazionale in una fascia di età che va dai 20-30 anni per i figli, ai 55-65 per i genitori, o 65-80 per la terza generazione. Sono due (o tre) generazioni fuse in un solo momento intratemporale, che si retroalimentano in continuazione, creando un’energia mentale ed emotiva che trova le fonti nel nucleo familiare, che, nella varietà dei suoi membri partecipa all’impresa.
È questo un modo di conciliare il punto di equilibrio tra la produzione di talento dei giovani e la conoscenza ed esperienza degli adulti, nutrendo entrambi il processo cognitivo di gestione dell’impresa di famiglia e saldando il gap generazionale.

Luis Iurcovich
esperto di family business
www.iurcovich.it

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