OC&C: da Brasile e Cina ecco chi sono i nuovi giganti del food

Nuovi leader assoluti si affacciano sulla scena mondiale a colpi di acquisizioni in Occidente. Un trend destinato a crescere secondo la società di consulenza
OC&C: da Brasile e Cina ecco chi sono i nuovi giganti del food

Cosa emerge dall’annuale ranking stilato dalla società di consulenza internazionale OC&C sui 50 gruppi più importanti nel settore del largo consumo? I paesi che stanno scalando sempre più le posizioni all’interno della classifica dei giganti del settore alimentare mondiale e sono destinati ad avere sempre più spazio sono il Brasile e la Cina.

Il primo, che non vive un momento felicissimo in economia, riesce a piazzare il gigante Jbs al quinto posto mondiale per ricavi 2014, espressi in dollari, ma se si esclude Procter & Gamble, che ha una prevalenza di non food, si piazza al quarto posto con 49,1 miliardi di dollari di fatturato (+18,3% sul 2013). La società brasiliana, si ricorderà, era diventata proprietaria del 50% della Inalca (Cremonini), una joint venture poi sciolta tra mille strascichi giudiziari ma non ha abbandonato l’Italia, dove nel 2011 ha acquisito il salumificio Rigamonti, leader italiano della bresaola.

Cosa ha portato così in alto Jbs? Una politica molto aggressiva di acquisizioni che ne ha trasformato la fisionomia da produttore di carne bovina brasiliano a global company attiva anche nel pollame e nella carne di maiale, con un giro d’affari ora ben superiore a quello della sua grande rivale americana, Tyson Foods, che si ferma a 37,6 miliardi di dollari. L’aggressiva campagna acquisti dei brasiliani non è peraltro appannaggio solo di Jbs. Il fondo di investimento 3G capital è l’astro nascente mondiale del settore: l’operazione di fusione Kraft Heinz è la controprova delle capacità di investimento della società che si muove spesso in tandem con la Berkshire Hataway di Warren Buffet. A 3G fa capo anche Burger King e, indirettamente, una partecipazione di blocco nel gruppo birrario numero uno al mondo, Ab Inbev.

Altro gigante brasiliano con velleità di espansione è Brasil Foods (Brf), che ha da poco perfezionato la cessione a Parmalat della sua divisione dairy brasiliana. La società ha un giro d’affari di 13,5 miliardi di dollari ed è presente in 110 paesi e attività che spaziano dalla carne alla pasta, pizza e prodotti surgelati.

Se il Brasile si sta imponendo al mondo come nuovo attore globale, soprattutto nel mondo delle ‘proteine’, la sorpresa più grossa arriva dalla Cina, che piazza l’unica new entry nella classifica con WH group, accreditata di un fatturato pari a 21,2 miliardi di dollari che la posiziona al 17esimo posto assoluto. Se il nome non dice molto, la società si è il più grande produttore di carne di maiale e insaccati al mondo. Un risultato che giunto con l’acquisizione dell’americana Smithfield Foods, una la volta la prima della classe in questo mercato e ora una provincia della società cinese che ha un piede anche in Italia. Attraverso la controllata spagnola (al 37%) Campofrio controlla, infatti, il marchio laziale Fiorucci. Sia Jbs sia WH group sono attivi nella carne, che è un alimento sempre più consumato nei paesi in via di sviluppo.

Tingyi è un altro gigante cinese assolutamente sconosciuto in Europa, ma con un fatturato di 10 miliardi di euro che gli permette di entrare in questa speciale classifica. Istant noodles, the pronto e soft drinks sono i suoi prodotti più importanti, venduti a marchio Master Kong e molto famosi in patria. Al momento il suo raggio d’azione è pressochè solo asiatico ma chissà che anche anche lei non parta con una serie di acquisizioni come ha già fatto, invece, Bright Foods, che in Italia ha acquisito l’azienda olearia Salov e in Inghilterra Weetabix. “L’entrata di WH group segue quella di Tingyi dello scorso – spiega Frédéric Fessart, partner di OC&C -. Bisogna abituarsi all’entrata di gruppi cinesi nella classifica delle maggiori società, anche a un ritmo molto serrato. La prossima potrebbe essere Mengniu”. Quest’ultima è un grande produttore lattiero caseario che ha anche all’attivo una joint venture sul mercato interno con la danese Arla Foods. Nel 2008 fu coinvolto nello scandalo del latte alla melamina così come il suo grande competitor Yili Group. Tutti nomi cui pian piano ci abitueremo.

Inutile dire che nessuna società italiana, nemmeno Ferrero, riesce a entrare in classifica, che vede la giapponese Yamazaki Baking al 50esimo posto con 8,7 miliardi di dollari di ricavi. Ai primi posti (escludendo P&G) ci sono Nestlè, PepsiCo, Unilever, Jbs, Ab Inbev, Coca-Cola, Tyson Foods, e Archer Daniels Midlands (che si occupa di trading di materie prime). Segue la neonata Kraft Heinz.

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