I dubbi sulla frode dell’olio

Un esame organolettico è una prova soggettiva e lascia spazio a troppi dubbi interpretativi. Questo vale non solo per l'olio ma per tutti gli altri prodotti alimentari...
I dubbi sulla frode dell’olio

La notizia è stata sparata a pagine intere su molti quotidiani e trasmessa in tutti i telegiornali. Sette aziende sono indagate per frode in commercio. L’accusa è di aver messo sul mercato bottiglie di olio extravergine senza averne le caratteristiche. Diverse catene hanno tolto questi prodotti dai punti vendita in via precauzionale. Preciso che nessuna di queste aziende è nostra cliente. Allora perchè esprimo opinioni diverse rispetto a quelle pubblicate e trasmesse da tutti i media? Semplicemente perchè i dubbi sono tanti e a me questa inchiesta sembra ‘pilotata’ ad arte. Perchè? Andiamo con ordine.
La rivista  Il TEST alcuni mesi fa  ha preso in esame 20 bottiglie di olio extravergine declassandone nove a olio vergine per la presenza di difetti organolettici. I panel  test organolettici sono stati eseguiti nel laboratorio dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Roma. Un esame organolettico è una prova soggettiva e lascia spazio a troppi dubbi interpretativi. Questo vale non solo per l’olio ma per tutti gli altri prodotti alimentari.

La rivista ha premiato quattro brand  come i migliori oli e altri sei come oli buoni. Inoltre in alcune bottiglie sono stati riscontrati difetti di muffa, di umidità e di riscaldo morchia. Il declassamento da extravergine a vergine avviene quando viene riscontrata anche una sola nota negativa. A questo punto sorge il dubbio. Perchè sono state sequestrate le bottiglie di sette industrie e non di nove come citava la rivista? I riscontri effettuati sono risultati diversi? Ma oltre ai panel test sono state effettuate anche analisi chimiche, le uniche che dimostrerebbero con certezza se si tratta di olio di oliva extravergine oppure solo di olio di oliva. Un olio si considera extravergine se l’acidita è sotto lo 0,8% che non ha nulla a che fare con il sapore o il profumo, se invece è sopra lo 0,8 e sotto il 2% si ha olio vergine. Poi si deve stabilire l’indice dei perossidi, che deve essere sotto i 20 millequivalenti di ossigeno per chilogrammo di olio. Questo parametro, che determina se l’olio è rancido oppure no, si puo’ scoprire anche con un test organolettico.

Le industrie accusate si difendono dicendo che effettuano molte analisi chimiche oltre a quelle organolettiche prima di mettere sul mercato i prodotti. A questo punto sorge un secondo dubbio: e se questa inchiesta giornalistica e mediatica fosse stata progettata ad arte e pilotata da qualche associazione o da qualche produttore per generare confusione sul mercato e di fatto danneggiare una categoria, quella dell’olio di oliva, che rappresenta uno dei comparti principali dell’industria alimentare italiana? Se i risultati confermeranno quanto ho scritto, chi ripagherà i danni subiti da queste industrie? Bene ha fatto il ministro Martina a precisare che “nel 2014,  l’ispettorato repressione frodi del suo Ministero ha svolto oltre 6mila controlli sul comparto dell’olio, con sequestri per un valore pari a 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione”. Perchè allora i processi si fanno prima sulla carta stampata e in tv per poi passare nei tribunali? Le industrie sono poco preparate a difendersi da accuse come queste. La reazione di alcune di queste aziende è stata trasmessa con un servizio del Tg1 dove si presentavano le linee di produzioni e un tecnico precisava che si fanno molte analisi. In queste situazione è meglio stare zitti come imprese e far parlare le associazioni di categoria. Se ci sono state truffe, i magistrati fanno bene ad accusare e a far ritirare i prodotti dal mercato. Scorretto a nostro avviso è comunicare i nomi delle aziende prima che siano stati svolti i processi. Per costruire un brand e una relazione con i consumatori si impiegano anni e tante risorse. È un attimo, invece, essere rovinate per un articolo apparso su una rivista o su un servizio televisivo ancor prima di essere processate. Seguiremo questo processo e vi aggiorneremo sui dubbi espressi, frutto della esperienza nel visitare centinaia di industrie che sono molto impegnate a fare controlli severi con strumenti scientifici (e non solo panel test per avere analisi soggettive e alquanto opinabili sul sapore, i profumi,  il colore…) per garantire i consumatori. Un’ultima considerazione. Si parla sempre di puntare su prodotti di buona o alta qualità, ma sul mercato imperano i prodotti di primo prezzo e in perenne sconto. Anche se i consumatori stanno dimostrando che non sono più così tanto interessati ad acquistarli, come risulta da diverse analisi di mercato. La selezione dei fornitori in alcune catene avviene spesso facendo leva solo sul prezzo bassissimo e listing fee sempre più alti. In questo scenario le truffe vere o pilotate, gli scandali veri o falsi potranno generare danni irreparabili come è successo nel passato con “alcuni incidenti di percorso” che spesso poi vengono dimenticati.

di Paolo Dalcò

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