Chobani, così i dipendenti sono diventati azionisti

I 2.000 dipendenti dell’azienda americana, tra i leader nel mercato dello yogurt, hanno ricevuto in regalo il 10% delle quote societarie
Chobani, così i dipendenti sono diventati azionisti

Hamdi Ulukaya, l’immigrato curdo che dieci anni fa ha fondato Chobani a New York, ci ha tenuto subito a chiarire ai dipendenti le motivazioni del suo gesto. “Non è un dono, ma la promessa reciproca di lavorare insieme, per continuare a creare qualcosa di speciale e duraturo”. Eppure, gli stessi dipendenti avranno faticato non poco a credere alle loro orecchie. Anche perché, lo stesso giorno dell’annuncio, sono usciti dalla fabbrica di yogurt come potenziali milionari. Con una mossa insolita quanto suggestiva, infatti, Ulukaya gli ha regalato una quota pari al 10% della sua azienda, stimata complessivamente tra i tre e i cinque miliardi di dollari. I circa 2.000 lavoratori, quindi, tra cui molti immigrati, si sono visti recapitare un pacchetto bianco con all’interno tutte le informazioni sul numero di azioni assegnate a ciascuno, variabili in base all’anzianità di servizio. Ne conosceranno però il valore esatto solo quando la società sarà quotata a Wall Street, a meno che non decidano di cederle privatamente.

LE CIFRE – Facendo due conti, tuttavia, nell’ipotesi più prudente ogni dipendente ha ricevuto in media una cifra compresa tra 150 e 250 mila dollari. Ma considerando che il fatturato dell’azienda ha raggiunto gli 1,6 miliardi di dollari ed è sostenuto da un trend di crescita notevole, i guadagni potrebbero lievitare sensibilmente, addirittura fino a un milione di dollari. Soprattutto nel caso, appunto, di una quotazione in borsa.

IL SOGNO AMERICANO – Dietro alla decisione di Ulukaya c’è anzitutto la sua storia da immigrato. Arrivato a New York nel ’94, stanco di vivere da pastore nelle montagne della Turchia orientale, ha iniziato a importare feta prodotta dalla sua famiglia a un distributore armeno, per poi avviare una piccola attività in proprio. La svolta è arrivata circa dieci anni fa, quando ha acquistato un impianto di produzione dismesso dalla Kraft, grazie a un prestito della Small Business Administration. Due anni dopo è cominciata la vendita di yogurt greco, allora in gran parte sconosciuto nel mercato americano.

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