
I primi dati sull’impatto dei dazi statunitensi mostrano un quadro di forte contrazione per l’export italiano: ad agosto, il primo mese con le barriere tariffarie introdotte dall’amministrazione Trump in vigore, le spedizioni verso gli Stati Uniti sono crollate del 21,2%.
Nel complesso, le vendite verso i paesi extra UE hanno registrato una flessione del -8,1% rispetto a luglio. Questo dato risente anche dell’accelerazione dell’export nei due mesi precedenti, quando le aziende avevano anticipato le spedizioni nel timore del fallimento dei negoziati. Un momento di difficoltà generale negli scambi è confermato anche dal calo delle importazioni, scese del 7,1%.
I SETTORI PIÙ COLPITIDAI DAZI USA
Oltre a macchinari e impianti industriali, il settore più colpito dai dazi, la contrazione si estende ai beni di consumo durevoli, che registrano una perdita di valore di oltre un quarto (-26,3%). Seguono i prodotti alimentari, tessili e abbigliamento con una flessione del -13,2% e in generale i beni di consumo che calano quasi del 10%.
L’Unione italiana vini (Uiv) riporta che i produttori sono stati costretti a sacrificare i margini pur di mantenere i clienti americani. Di conseguenza, a luglio il prezzo medio del vino italiano diretto negli Usa è sceso del 20,5% rispetto allo stesso mese del 2024.
Nel settore lattiero-caseario, l’emergenza è rientrata per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano grazie all’intervento del governo italiano. Tuttavia, il Pecorino Romano, che ha negli Stati Uniti il suo primo mercato estero, è oggi in pericolo, avendo visto le tariffe salire dal 10% (aprile) al 15% (agosto).
L’EFFETTO DEI DAZI SUI MERCATI EXTRA UE
Se gli Stati Uniti sono il principale responsabile del crollo, anche la Turchia ha registrato un drastico taglio delle importazioni dall’Italia, pari al -26,1%. L’andamento negativo è solo parzialmente mitigato dalla crescita dell’export verso il Regno Unito (+5%) e la Svizzera (+4,7%).