Finlandia: via dal 2017 la tassa su dolci e gelati

Il governo finlandese fa marcia indietro per problemi con l’Antitrust europeo, ma mantiene in vigore l’imposta sui soft drinks, che in Italia fu bocciata nel 2012
Finlandia: via dal 2017 la tassa su dolci e gelati

La Finlandia è tornata sui propri passi dopo quattro anni di resistenza alla Commissione europea ed eliminerà la tassa su dolci e gelati che aveva introdotto allo scopo di limitare il consumo di questi alimenti. Introdotta nel 2011, sarà abolita a partire da gennaio 2017. Resterà una tassa sui soft drinks che sarà però modificata nei suoi scopi e nei prodotti da colpire. La tassa sui dolci, secondo l’ufficio Antitrust europeo, violava i principi di libera concorrenza tra partner comunitari: sotto forma di accisa da 95 centesimi di euro al chilo colpiva doppiamente tutti i prodotti dolciari provenienti dall’estero, dovendo già affrontare il peso di una gabella sulle importazioni. La sua incidenza era importante, dato che nel 2015 gli incassi attesi sono di 109 milioni di euro, cui si aggiungono 147 milioni dai soft drinks che, come si è detto, resterà in vigore seppur modificata. In Finlandia non vi erano seri riscontri sulla modifica delle abitudini di consumo di dolci anche se il locale Istituto superiore di sanità non era contrario al suo mantenimento, in quanto capace di controllare i consumi almeno nelle fasce di popolazione a basso reddito.

Non è la prima volta che uno stato europeo fa marcia indietro su una tassa alimentare: la Danimarca aveva eliminato quella che aveva apposto sui grassi solo un anno dopo averla imposta, sempre a causa di problemi di concorrenza e proprio questa motivazione rafforza l’intendimento della Commissione europea di non agire sul consumo di determinati prodotti attraverso una tassazione ad hoc che possa avere effetti distorsivi sulla concorrenza. Anche se, è bene ricordarlo, le politiche fiscali restano in capo ai singoli stati membri e questa doppia lettura può creare frizioni tra politiche statali e controllo del rispetto dei principi dell’Unione.

Abolita su dolci e grassi, restano comunque i soft drinks sotto il mirino dei governi europei, preoccupati per gli impatti sulla salute della popolazione e sulla spesa sanitaria per le malattie da abuso. Proprio a luglio di quest’anno i medici inglesi hanno chiesto l’introduzione di un balzello del 20% su queste bevande per limitarne il consumo e aiutare il sistema sanitario a sopportare i sei miliardi di sterline di spese per malattie connesse con l’obesità e il diabete. Nel 2012 fu il ministro della Salute Renato Balduzzi a proporla: avrebbe raccolto 250 milioni di euro l’anno nelle sue previsioni ma fu accantonata dopo grosse polemiche, mentre in Francia fu introdotta (la cosiddetta “soda tax”) e resiste, e quella messicana, entrata in vigore nel 2014 e secondo studi governativi ha prodotto un calo delle vendite di bibite in uno dei paesi a maggiore obesità nel mondo.

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