Perchè i consumi calano nella gdo?

Le modalità di acquisto degli italiani stanno cambiando radicalmente e chi ha saputo intercettare le nuove tendenze viene premiato...
Perchè i consumi calano nella gdo?

Tutti sperano che l’Expo possa aiutare a invertire la rotta, ma il  mercato italiano del largo consumo confezionato è sceso e continua a scendere anche a gennaio e a febbraio con dati allarmanti. Perchè?

Prima considerazione. Sono venuti meno i consumatori e i soldi. I giovani vanno all’estero a lavorare ( e a consumare), si fanno meno bambini, i disoccupati sono in aumento, gli extracomunitari che entrano non trovano lavoro ( e sono senza soldi) mentre quelli che lo avevano (e lo hanno perso) ritornano a casa.

Seconda considerazione. Solo in Campania ‘è sparito’ 1 milione di consumatori e la Sardegna non è più un mercato interessante dopo il crollo del turismo e della capacità di acquisto della popolazione. Sono anche saltate insegne in Sardegna così come in Sicilia e ne salteranno altre. Se si escludono solo alcuni operatori seri e affidabili, oggi queste tre regioni sono servite spesso con pagamenti anticipati o contrassegno. Insomma sono spariti diversi punti vendita e questo significa meno prodotti sugli scaffali per dirla in breve.

Terza considerazione. Cambiano le modalità di acquisto di molti consumatori. Crescono gli ambulanti, i gruppi di acquisto (Gas), i mercatini a km zero, il dettaglio specializzato, la vendita di prodotti alimentari anche in nuovi locali e nelle farmacie, le vendite on line e la vendita diretta presso gli agricoltori o presso spacci aziendali o artigiani. Visitate lo spaccio di Galbusera ad Arese in provincia di Milano o quello di Veronesi a San Martino Buon Albergo in provincia di Verona o quello di Olio Carli ad Albenga. Ciascun punto vendita fattura più di 3 milioni di euro  con margini molto interessanti. Tanto che Galbusera ne ha aperti altri e prevede di aprine altri ancora visti i buoni guadagni. Ha introdotto anche un marchio fantasia per confezionare i suoi prodotti con una diversa etichetta e venduti solo nei suoi spacci aziendali.

Quarta considerazione. Se anche le private label hanno venduto meno prodotti, (9,5 miliardi di euro: -2,5 a valore e – 2 a volume), questo significa che i consumatori sono disorientati. Vanno a fare la spesa e non si fidelizzano, o si fidelizzano poco sulla pl del distributore o su prodotti di una grande marca. Vendere a prezzi sempre più bassi equivale ad adottare una strategia miope volta al suicidio. Offrire, per fare un esempio, la pasta a 0,20 euro la confezione come sta facendo Agnesi (gruppo Colussi) da Billa è un grande errore. Stesso discorso per le pl e i primi prezzi. Guardate quello che sta facendo Lidl. Ha cambiato faccia e punta sui freschi e freschissimi, ha un capitolato di fornitura severissimo per i prodotti a marchio privato e si appresta a diventare il numero uno nel mercato europeo vendendo prodotti di marca e quelli della sua pl. Altri puntano sulle pl premium offerte a prezzi accessibili e convenienti come fanno Coop con Fior Fiore, Esselunga con Esselunga Top, Conad con Sapori & Dintorni, Selex con Saper di Sapori, Sigma con Scelto. Queste pl stanno crescendo a due cifre e hanno piani per superare il 30% delle vendite.

Quinta e ultima considerazione. I consumatori sono ritornati a fare il pane in casa, la pasta fresca, le conserve e le confetture, i salumi, lo yogurt… e riutilizzano gli avanzi come si faceva una volta per fare polpette e minestroni. Si registra un boom di vendite per i prodotti salutistici, biologici, gluten free, vegan, a base di kamut o prodotti kasher e halal . Nicchie che stanno crescendo a due cifre.

di Paolo Dalcò

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