Pl, Conad fissa il prezzo del latte alla stalla

Il retailer, che ha commercializzato con il proprio marchio 114mila tonnellate di prodotti lattiero-caseari 100% italiani, ha stabilito con gli allevatori 0,38 euro al litro
Pl, Conad fissa il prezzo del latte alla stalla

Il settore lattiero-caseario italiano, che è strategico anche per la promozione del made in Italy all’estero, sta vivendo un periodo di forti tensioni. La cessazione del regime comunitario delle quote latte che per trent’anni ha vincolato la produzione, l’embargo della Russia sull’importazione di alimentari (latticini, ortofrutta, carne e pesce) a seguito delle sanzioni dell’Ue per i fatti ucraini e la mancanza di una politica di programmazione da parte dei consorzi di tutela – che ha prodotto la contrazione della domanda e un eccesso dell’offerta – aprono nuovi scenari. L’espansione della produzione europea, in primo luogo; poi la crescita della competizione sui mercati e le quotazioni del latte al ribasso, con pesanti contraccolpi e speculazioni sul mercato. Tanto che c’è già chi sta tentando di pagare il latte alla stalla un prezzo insostenibile per gli allevatori, che non copre i prezzi di produzione: 0,35 euro/litro. A fronte di questo mutato contesto competitivo, l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese interviene sottolineando di essere preoccupato per la crisi che sta affossando il settore. “Nella contrattazione con i fornitori per quanto riguarda il latte, i formaggi e i latticini a proprio marchio, Conad – fa sapere Pugliese –  ha ritenuto di fissare il prezzo da pagare per l’acquisto di latte alla stalla a 0,38 euro/litro. Una decisione maturata per superare le tensioni che stanno crescendo nel mercato, perché ritiene sia una questione di equità, per valorizzare l’italianità dei prodotti. Ricordo, in merito, che per i prodotti a marchio ci si avvale di una filiera che garantisce latte e latticini 100% italiani. Iniziative come quella del Ministero, che ha lanciato una campagna di educazione alimentare avviando il progetto ‘Latte nelle scuole’, sono apprezzabili; ma non sono sufficienti. Serve più impegno per dare fiato all’economia e sostegno alle imprese, rinunciando ad adottare norme vessatorie qual è la reverse change. Auspichiamo che l’industria e la distribuzione nazionali e quelle straniere presenti in Italia assumano un forte senso di responsabilità per trovare soluzioni che diano risposta alle rivendicazioni che molti allevatori italiani avanzeranno in diverse città nel prossimo week end. La nostra è solo una tappa, necessaria, in attesa che si apra una riflessione generale su tutta la filiera. Ogni attore della filiera deve sentirsi responsabilizzato a garantire il futuro ad un comparto strategico per l’agroalimentare italiano, oggi a rischio di emarginazione, operando di comune accordo per ammodernarlo e migliorarlo”. Il rischio è di deprimere un comparto che contribuisce al valore delle esportazioni per una quota prossima al 10 per cento (l’Italia importa il 40 per cento del latte utilizzato e consumato ed esporta, in massima parte, formaggi, soprattutto dop). Eppure, il comparto mantiene in Italia un andamento negativo, con una caduta dei prezzi dello 0,7 per cento su base annua (fonte: Ismea, terzo trimestre 2014). La dinamica ha coinvolto sia il latte crudo alla stalla sia il burro e i formaggi.

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