AB Inbev rilancia ancora e conquista SABMiller

La società belga alza il prezzo fino a 44 sterline per azione, con un premio del 50 per cento, e convince il cda della preda. Lo scoglio più grande saranno le prescrizioni Antitrust
AB Inbev rilancia ancora e conquista SABMiller

Gettando il cuore oltre l’ostacolo, quando il tempo per trattare era quasi scaduto, il colosso AB Inbev ha convinto il consiglio d’amministrazione di SABMiller ad accettare “in linea di principio” (come recita un comunicato) l’offerta che creerà il gigante della birra mondiale, forte di una quota di mercato che Euromonitor international aveva calcolato nel 30% circa della birra immessa al consumo. Probabilmente la maggiore concentrazione mondiale mai avvenuta in un settore del largo consumo. Solo la settimana scorsa, al terzo no, sembra che l’affare fosse sfumato, ma la caparbietà del gruppo belga ha portato ad un risultato positivo. A livello di brand la nuova entità metterà insieme marchi come Budweiser, Stella Artois, Corona, Leffe, Brahma ad altri quali Snow, Peroni, Miller, anche se alcuni di questi potrebbero dover essere venduti per sottostare alle indicazioni antitrust.

AB Inbev ha dovuto rilanciare fino a 44 sterline per azione SABMiller (il 50% in più della quotazione del giorno in cui fu svelato l’interesse) dalle 40 della prima offerta, impegnandosi a offrire ai due azionisti principali della preda – Altria group col 27% dei titoli e BevCo della famiglia colombiana Santo Domingo col 14% – un’alternativa in azioni convertibili in titoli AB Inbev dopo cinque anni dal closing più una piccola quota in contanti. Probabilmente i due azionisti di riferimento sceglieranno questa seconda ipotesi perché, spiega il New York Times, pagheranno meno tasse all’atto della consegna dei titoli e resteranno azionisti della società che nascerà dalle due entità. L’operazione vale una settantina di miliardi di sterline (SABMiller è quotata a Londra) o quasi 95 miliardi di euro ed è una delle prime cinque fusioni di sempre. AB Inbev adesso ha tempo fino al 28 ottobre per chiudere definitivamente l’offerta, sennò pagherà una penale da 3 miliardi dollari di penale. Una cifra capace, da sola, di assicurare che tutto fili senza intoppi.

Sarà il tempo a dire se tutto funzionerà, ma questa grande fusione nel mondo della birra è certamente una vittoria personale per il manager brasiliano Carlos Brito, a capo di AB Inbev ed espressione dei soci fondatori del colosso carioca 3G Capital (Burger King, KraftHeinz), azionisti rilevanti della società acquirente. Che adesso dovrà passare sotto la lente delle autorità Antitrust di molti paesi del mondo, a iniziare dagli Stati Uniti e dalla Cina dove si verranno a creare posizioni dominanti molto importanti. Negli Usa potrebbe essere ceduto il marchio Miller. In Italia la quota di mercato derivante dall’integrazione delle le due società dovrebbe essere all’incirca del 25-26%, sotto quella di Heineken che ha circa il 30 per cento. Si stima che l’analisi delle varie posizioni nei mercati potrebbe durare un anno, viste le autorità che saranno coinvolte, mentre non è chiaro chi del cda di SABMiller troverà posto in quello del nuovo colosso.

Un altro capitolo da affrontare dovrebbe essere quello dei soft drinks. AB Inbev è infatti una delle più grandi società di imbottigliamento di PepsiCo nel mondo, con posizioni di forza in mercati quali il Brasile e l’Argentina, tra gli altri, mentre a SABMiller è, di fatto, il più grande imbottigliatore di Coca-Cola in Africa, grazie a 30 impianti in 12 Paesi che coprono da soli circa il 40% di tutti i volumi prodotti nel continente nero. I due grandi rivali mondiali delle bibite carbonate riusciranno a convivere in caso di una fusione tra i due gruppi della birra? O le nozze degli uni saranno causa di rottura per le altre? Questo è uno dei dilemmi nascosti tra le pieghe di quella che è la più grande operazione straordinaria mai pensata nel food & beverage.

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