Olio di palma sostenibile, parte la campagna a favore

Promossa da Ferrero, Nestlé, Unilever e Unigrà, la pubblicità arriva a seguito del parere critico dell’Istituto Superiore della Sanità
Olio di palma sostenibile, parte la campagna a favore

L’olio di palma sostenibile sarà il protagonista di una massiccia campagna pubblicitaria su vari mezzi di informazione che parte il 28 febbraio e andrà avanti per le prossime tre settimane. La campagna è finanziata dalla neonata Unione italiana per l’olio di palma sostenibile’, un’associazione fondata da tre imprese grandi utilizzatrici: Ferrero, Nestlé, Unilever cui si aggiunge la romagnola Unigrà che lo importa, lavora e distribuisce anche alle imprese alimentari.

PERCHE’ SFATARE GLI ALLARMISMI – “Con questa campagna – spiega Giuseppe Allocca, presidente dell’associazione – vogliamo far arrivare un messaggio semplice e rassicurante ai consumatori italiani, raccontando questo ingrediente per quello che è: un olio vegetale di origine naturale, conosciuto e utilizzato da cinquemila anni, ricavato dalla spremitura della sola polpa del frutto della palma da olio, che non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata e che, se prodotto in modo sostenibile, aiuta a rispettare la natura e le comunità locali”.

IL PARERE DELL’ISS – Proprio qualche giorno fa l’Istituto superiore della Sanità (Iss) aveva pubblicato un parere sul sito web del Ministero della Salute nel quale si metteva in guardia dal consumo eccessivo dei prodotti che contengono questo tipo di grasso, non perché abbia componenti specifiche in grado di avere nocivi ma per l’elevato grado di grassi saturi contenuti, pari a circa il 50% del totale, “quantità superiore alla maggior parte degli altri grassi usati in alimentazione, quali olio di semi di girasole, olio di soia e margarine vegetali” spiega l’Iss. Per l’Istituto il consumo elevato di questo tipo di grassi, visto in crescita in Italia, “ha effetti negativi sulla salute, in particolare, un aumento del rischio di patologie cardiovascolari”.

I NUMERI DELLE IMPORTAZIONI – L’Italia importa 1,6 milioni di tonnellate di olio di palma, di cui il 21% è destinato all’alimentare e di questo l’11% all’industria del dolce: di questo il 70% ha una certificazione di sostenibilità ambientale della sua produzione dell’organizzazione internazionale Rspo (Roundtable on Sustainable Palm Oil), prodotto principalmente in Malesia, stato da cui le nostre importazioni sono raddoppiate nei primi 10 mesi del 2015 fino ad arrivare a 307 mila tonnellate. Certificazione che non ha nulla a che vedere con i profili sanitari, ovviamente.

COLUSSI: STOP OLIO DI PALMA – Le campagne di informazione sull’olio di palma hanno avuto l’effetto di rendere più informati i consumatori che, come dimostra una ricerca internazionale di Tns, diventano sempre più scettici verso questo ingrediente. Sono soprattutto italiani e francesi i meno entusiasti e qualche azienda inizia a modificare radicalmente atteggiamento sul suo uso. E’ il caso, infatti, di Colussi che ha eliminato l’olio di palma dai suoi prodotti dopo aver provveduto, nel 2015, a riformulare le ricette anche della sua linea a marchio Misura. In entrambi i casi verrà usato l’olio di girasole.

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