La “nuova” Orsero esordisce a Piazza Affari

Primo giorno di quotazioni per la società nata dalla fusione tra Glenalta Food e Gf Group, maggior distributore di frutta e verdura fresca del Mediterraneo
La “nuova” Orsero esordisce a Piazza Affari

Il settore alimentare torna protagonista in Borsa a Milano, con l’avvio delle quotazioni dei titoli della società Orsero, nata dalla fusione tra la Spac (special-purpose acquisition company) Glenalta Food e GF Group. Quest’ultima, com’è noto, è il maggior distributore italiano (e del bacino mediterraneo) di frutta fresca, focalizzata sulle banane (40% dei ricavi) con base ad Albenga (Savona) e di proprietà della famiglia Orsero, che dopo alcuni anni di profonda crisi finanziaria è uscita dalle secche grazie prima a una ristrutturazione dei debiti bancari  (gli istituti hanno accettato un pesante taglio dei loro crediti per evitare il fallimento della società) e del portafoglio di attività (era entrata in Alitalia con i “capitani coraggiosi”), e poi all’opportunità offerta dalla quotazione a Piazza Affari attraverso la fusione con Glenalta, grazie alla quale la società ha incassato poco meno di 50 milioni di euro di liquidità fresca.

I SOCI EX GLENALTA AVRANNO IL 60% DELLE AZIONI  – La famiglia Orsero, tramite la Fif holding avrà il 41,1% del capitale sociale ordinario (il 40,7% del capitale sociale complessivo, se si considerano anche le azioni speciali), e perderà quindi la maggioranza assoluta dei voti, mentre il resto delle azioni sarà di proprietà degli attuali soci di Glenalta. Difficile stimare quanti siano con esattezza, ma la cifra non dovrebbe discostarsi molto dal centinaio di soggetti, tra i quali vi sarebbero (il condizionale è d’obbligo) sia investitori istituzionali sia privati e tra questi alcune famiglie tra le più significative dell’alimentare italiano, come Lavazza e Mutti, per fare due nomi tra i tanti che avevano investito in Glenalta all’atto della fondazione.

AL VERTICE PAOLO PRUDENZIATI, EX CHIQUITA – Il nuovo consiglio d’amministrazione sarà composto dal presidente e amministratore delegato Paolo Prudenziati, approdato ad Orsero dopo una lunga carriera in Chiquita Italia, dal vice presidente e a.d. Raffaella Orsero in rappresentanza della famiglia (l’ex a.d. Antonio Orsero, artefice principale del collasso finanziario degli ultimi anni è stato estromesso dal cda), dal direttore finanziario Matteo Colombini, proveniente da Bain & Co., cui si aggiungeranno Gino Lugli (ex a.d. Ferrero Italia) e Luca Giacometti in rappresentanza di Glenalta, e gli amministratori indipendenti Armando de Sanna e Vera Tagliaferri.

RICAVI E MARGINI ATTESI IN CRESCITA NEL 2016  – Cosa c’è da attendersi per il futuro prossimo di Orsero? Nel 2015 la società ha riportato un fatturato pro-forma di 616 milioni di euro, un margine operativo lordo (ebitda) di 27,5 milioni di euro e un utile netto di 6,1 milioni. Per il 2016 i numeri sono visti in crescita, stando alle previsioni dei due advisor finanziari della società: Banca Aletti e Cfo Sim (lo specialist del titolo). Aletti ha pronosticato ricavi 2016 pari a 662 milioni di euro (337 milioni i ricavi netti dei primi sei mesi dell’anno) con un ebitda a 36 milioni. Per il 2017, invece, 681 milioni di euro di ricavi e sempre 36 milioni di ebitda. Cfo Sim è leggermente più ottimista, con un fatturato previsto 2016 per 680 milioni di euro e un ebitda sempre di 36,6 milioni. Nel 2017 i ricavi dovrebbero salire oltre i 707 milioni con margini vicino ai 38 milioni. Crescite che dovrebbero arrivare anche dallo sviluppo del brand ‘F.lli Orsero’, con il quale la società distribuirà parte dei prodotti (innanzitutto banane e ananas, che importa direttamente grazie a proprie controllate  e quattro navi di proprietà).

DENARO IN CASSA PER ACQUISIZIONI  – Questi numeri non tengono conto, però, delle acquisizioni, previste dal piano industriale che ha portato alla fusione con Glenalta e per le quali c’è ora la disponibilità della nuova liquidità (circa 50 milioni di euro) apportata dai nuovi soci. Cosa interessa a Orsero? Innanzitutto consolidare la presenza distributiva nelle aree dov’è più scoperta, magari acquisendo qualche piccola società che opera in uno dei Paesi di presenza (oltre all’Italia la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia). E poi entrare in merceologie contigue, quali ad esempio la frutta secca/essiccata o i prodotti porzionati, come la IV e V gamma. Sul lato dei costi, la società cercherà di aumentare l’efficienza della distribuzione, che realizza oltre il 70% dei ricavi del gruppo ma ha una marginalità operativa molto più bassa dell’importazione di banane e ananas (20% dei ricavi). La restante parte è dovuta alla produzione di frutta in Messico e Costa Rica. Non è escluso che prima o poi la stessa Orsero diventi un target, in un mercato che è strettamente oligopolistico e dominato da società quali Fresh Del Monte, Greenyard, Chiquita, Dole Food, e Fyffes, acquisita proprio qualche mese fa dalla giapponese Sumitomo.

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