Federalimentare, l’impegno per Expo 2015

Federalimentare, l’impegno per Expo 2015

Per la Settimana mondiale dell’alimentazione, dedicata al tema “Prezzi degli alimenti – dalla crisi alla stabilità”, Federalimentare –insieme alle altre federazioni dell’industria alimentare dei principali Paesi del mondo – ha collaborato con la Fao-Food agriculture organization per l’organizzazione della conferenza internazionale “The sustainability of food systems and diets for stability”, svoltasi il 24 ottobre a Roma, con l’intervento di relatori provenienti dalle Nazioni Unite e da Confindustria, da FoodDrinkEurope-Confederazione delle industrie agroalimentari dell’Unione europea, dalle federazioni dell’industria alimentare di Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Usa, Russia e India.
“Il tema dell’Expo 2015 ‘Nutrire il pianeta. Energia per la vita’ – dichiara Diana Bracco, presidente del Progetto speciale ‘Ricerca e innovazione’ ed ‘Expo 2015’ di Confindustria – è centrato proprio sul diritto a un’alimentazione sana, di quantità e qualità sufficienti per l’intera umanità. L’assegnazione dell’Expo al nostro Paese è stato anche un riconoscimento dell’impegno dell’Italia in questo ambito, nonché dell’eccellenza della nostra tradizione e innovazione nel settore agroalimentare”. 

“In tale contesto – nota Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare – assume grande importanza il ruolo delle aziende familiari e delle piccole imprese agroalimentari e il loro accesso alla terra e ai suoi prodotti in molte parti del mondo, nonché la necessità di politiche che possano coinvolgere quanto più la partecipazione delle donne e dei giovani agricoltori dello sviluppo rurale. La sicurezza alimentare richiede anche politiche mirate per garantire una gestione e un uso sostenibile delle risorse naturali”.
“E’ necessario – secondo Mella Frewen, direttrice generale di FoodDrinkEurope – migliorare, nei Paesi in via di sviluppo, l’efficienza nell’uso dell’acqua e le infrastrutture; promuovere l’adozione di ‘tecnologie appropriate’ e ‘pratiche di gestione delle risorse’, per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e favorire la riduzione degli sprechi nella catena, che porta dalla produzione al consumo di cibo”.

“L’impegno dell’industria alimentare è testimoniato – precisa Daniele Rossi, direttore generale di Federalimentare – dai risultati conseguiti in Italia, negli ultimi 10 anni. Il settore alimentare ha contenuto le emissioni di CO2 di oltre il 30% e ha realizzato un risparmio energetico del 15-20%. Nello stesso arco di tempo, peso e volume degli imballaggi sono stati ridotti di oltre il 40%. Ma non solo. Dal 1990 ad oggi, case history di importanti aziende documentano un risparmio idrico del 60-70%: se ieri per produrre un litro di bevande servivano 6 o 7 litri d’acqua, oggi è possibile arrivare a utilizzarne poco più di 2 litri. Senza dimenticare l’attenzione rivolta alla ricerca: solo l’industria alimentare italiana spende circa 3 miliardi di euro l’anno per l’innovazione di prodotto e di processo e le politiche di qualità”. 

“E’ necessario – ricorda Luigi Scordamaglia, vicepresidente di Federalimentare per le Politiche agricole – superare la contrapposizione ideologica tra approccio industriale e artigianale, tra grande e piccolo, componenti entrambe essenziali per un modello agroalimentare come quello italiano che, grazie all’Expo 2015, potrà essere presentato come modello ideale per rispondere alle esigenze mondiali di food security ed allo stesso tempo di sostenibilità. Ricerca e innovazione in agricoltura sono altri strumenti essenziali per fornire risposte adeguate a un mondo che ha necessità di aumentare la produttività agricola, garantendone nel contempo un ridotto impatto sull’ambiente. E’ necessario pertanto evitare qualsiasi divieto oscurantistico sulla ricerca, anche quando coinvolge ogm o altre tecnologie. Il tutto senza dimenticare un adeguato coordinamento delle politiche internazionali evitando incongruenze quali quelle di numerosi Paesi europei, che nel G20 condividono obiettivi di incremento nella produttività agricola e poi adottano riforme della politica agricola europea finalizzate invece a deprimere tale produttività”.



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