Industria alimentare 2012: fatturato +2,3%, produzione -1,4%

Industria alimentare 2012: fatturato +2,3%, produzione -1,4%

Nel 2012, l’industria alimentare ha pagato un prezzo inaspettatamente alto per il protrarsi della crisi: alla flessione dei consumi interni si sono aggiunte sfide sempre più complicate sui mercati esteri. Quest’anno, tre sono gli indicatori più preoccupanti per la competitività del settore: il segno negativo per gli investimenti (dal 58% al 45% calano le imprese che effettueranno investimenti nel prossimo biennio), dell’occupazione (persi 5mila posti di lavoro) e dell’accesso al credito (1/3 delle imprese che hanno chiesto un fido ha avuto un esito negativo, con risposte inferiori alle richieste o con richieste non accolte).
OCCUPAZIONE, IN 2 ANNI 5MILA POSTI DI LAVORO IN MENO
L’occupazione nel settore alimentare chiude il 2012 in negativo per il 6,6% delle imprese. Un’erosione dei livelli occupazionali, derivante dalla mancata sostituzione del turn over fisiologico, si traduce in circa 5mila posti di lavoro in meno negli ultimi due anni. Secondo l’analisi congiunturale Format Research-Federalimentare, condotta su un campione di 1.000 imprese nell’intero territorio nazionale, circa il 10% delle aziende ha dichiarato di aver dovuto ridurre l’organico. In compenso, circa il 4% delle imprese prevede nuove assunzioni nel 2013.
Solo il 45% delle imprese alimentari, inoltre, ha dichiarato di voler effettuare investimenti nel prossimo biennio, con un calo di circa 13 punti percentuale rispetto al 2011-2012. Anche per le aziende più fermamente intenzionate a investire, l’accesso al credito si fa sempre più difficile: secondo la ricerca Format/Federalimentare, in un anno 1/3 delle aziende che hanno fatto richiesta di accesso al credito ha visto accordato un ammontare inferiore a quello richiesto, o addirittura la richiesta respinta. Più penalizzate sono soprattutto le piccole realtà, dato che le condizioni del credito applicate alle aziende alimentari peggiorano man mano che la dimensione occupazionale di queste ultime diminuisce.
FATTURATO 2012 A 130 MILIARDI DI EURO, PRODUZIONE TIENE A -1,4%
Secondo le stime del Centro Studi Federalimentare, nel 2012 il fatturato dell’industria alimentare ha raggiunto i 130 miliardi di euro: +2,3% sul 2011, ma legato esclusivamente all’effetto prezzi. La produzione in termini quantitativi è calata difatti del -1,4% sul 2011 a parità di giornate lavorative. Rispetto al livello di picco precrisi del 2007, peraltro, la produzione 2012 dell’industria alimentare ha ceduto “solo” 2,5 punti, a fronte dei 22,9 punti dell’industria italiana nel suo complesso.
CONSUMI ALIMENTARI IN CALO: PERSI 20 MILIARDI DI EURO IN 5 ANNI (-10%)
D’altra parte, la crisi dei consumi interni ha colpito il settore in modo più pesante rispetto alla media del Paese. I consumi alimentari degli ultimi 12 mesi hanno registrato una flessione del -3%: un dato a prima vista meno eclatante rispetto alle perdite di altri comparti industriali (a cominciare dall’automobilistico), ma che corrisponde comunque a una perdita in valore di -6,8 miliardi di euro (ossia, secondo le stime di Federalimentare, 10 volte il mercato di computer, smarthphone e tablet, 10 volte gli incassi dell”industria cinematografica, 3 volte il business del calcio e il doppio di quello del libro).
La flessione dei consumi ha innescato, negli ultimi anni, il calo del valore aggiunto espresso dal settore alimentare, sceso, dal 2007 a oggi, di quattro punti in valori concatenati. Si compra di meno e si scelgono prodotti più economici. Secondo elaborazioni del Centro Studi Federalimentare, i prodotti dell’industria alimentare hanno registrato nel gennaio scorso un +2% sullo stesso mese del 2012, confermandosi sotto il tasso di inflazione (+2,2%). L’alimentare fresco ha registrato invece a gennaio una netta accelerazione, con +4,8% sui dodici mesi.
“Nella crisi non esistono isole felici – dichiara Filippo Ferrua Magliani, presidente di Federalimentare, in una nota ufficiale – Finora l’industria alimentare ha saputo confermare la sua vocazione alla qualità, ma l’erosione dell’occupazione, la riduzione della propensione agli investimenti e la difficoltà nell’accesso al credito sono il riflesso di una spirale involutiva del Paese che ci fa guardare al futuro con preoccupazione. Per sostenere l’industria buona, portiamo all’attenzione del nuovo Governo un documento programmatico su alcune aree di intervento di rilancio del settore: fisco, internazionalizzazione, politiche europee, educazione alimentare e ricerca e innovazione. In particolare, va ridotta la pressione fiscale fermando ogni tassazione impropria, come food tax o accise, va contrastato l’aumento dell’aliquota del 21% previsto a luglio 2013 e ridotta l’incidenza fiscale dei costi di trasporto e dell’energia; va sostenuta l’internazionalizzazione, adottata una politica fieristica chiara e lungimirante e va lottato contro la contraffazione; partecipare attivamente al dibattito sulla revisione della Pac, in particolare riguardo ai temi dell’approvvigionamento e della security alimentare”.

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