Federalimentare, Scordamaglia presenta la nuova squadra

Il neo presidente detta l’agenda dell’industria alimentare italiana. Obiettivo: incrementare il valore delle esportazioni da 30 a 50 miliardi in 5 anni
Federalimentare, Scordamaglia presenta la nuova squadra

Aumentare il valore dell’export agroalimentare da 30 a 50 miliardi, promuovere un contesto normativo europeo che non penalizzi le imprese italiane, rilanciare il mercato interno contrastando provvedimenti (aumenti Iva e accise) che deprimono i consumi. Sono i punti chiave dell’agenda 2015-2018 dell’industria alimentare italiana, annunciata dal presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia affiancato da una nuova squadra composta da 6 vicepresidenti e da 2 consiglieri incaricati:

Maurizio Cibrario (presidente Martini e Rossi Spa) è vice presidente con delega per l’Europa; Leonardo Colavita (amministratore Colavita Spa) è vicepresidente con delega per le relazioni sindacali; Antonio Ferraioli (amministratore delegato La Doria) è vicepresidente con delega per l’agricoltura e il coordinamento prima trasformazione; Edo Milanesio (direttore risorse umane Ferrero Spa) è vicepresidente con delega per la nutrizione ed educazione alimentare; Cesare Ponti (presidente Ponti Spa) è vicepresidente con delega per lo sviluppo economico e il coordinamento seconda trasformazione; Paolo Zanetti (amministratore Zanetti Spa) è vicepresidente c con delega per il Made in Italy; Lisa Ferrarini (Consigliere Delegato Gruppo Agroalimentare Ferrarini Spa) è consigliere incaricato con delega per le fiere; Enrico Zoppas (presidente San Benedetto Spa) è consigliere incaricato per l’ambiente e per gli affari regionali.

“Questo gruppo di lavoro – dichiara Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare – rappresenta tutte le diverse anime del settore e nasce con l’obiettivo di dare la giusta centralità, rilevanza e visibilità all’industria alimentare italiana. Con oltre 58mila imprese, 400mila addetti diretti ed altri 850mila impiegati nella produzione agricola che l’industria alimentare italiana trasforma e tante storie di eccellenza, qualità e legame con il territorio, l’alimentare costituisce un asse portante della nostra economia. E, nonostante la crisi, ha ancora le potenzialità intatte per essere il motore della crescita e della ripresa della nostra economia. Siamo alla vigilia di un evento che per 6 mesi accenderà su di noi i riflettori dell’opinione pubblica mondiale, Expo sarà un’occasione unica per raccontare e promuovere i valori unici che stanno dietro il nostro modello agroalimentare.”

L’export in particolare costituisce la chiave dello sviluppo del settore ed è al centro del programma di Scordamaglia. A fronte di una recessione costante dei consumi interni (-14 punti dal 2007, -3% solo nel 2013) il peso delle esportazioni sul fatturato dell’alimentare è, in 10 anni, quasi raddoppiato, passando dal 13% del 2003 al 20% del 2013, per un valore di circa 30 miliardi di euro. Ma siamo ancora lontani da competitor come Spagna (22%), Francia (28%), e, soprattutto, Germania (32%).

“Puntiamo a un incremento di due terzi (da 30 a 50 miliardi di euro) del valore delle nostre esportazioni – afferma Scordamaglia. Questa crescita garantirebbe un aumento degli occupati diretti ed indiretti di circa 100mila unità. E permetterebbe al Made in Italy alimentare di conquistare una leadership europea colmando, anche a livello quantitativo, il gap con Francia e Germania”.

Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile grazie al coordinamento con le Istituzioni competenti nell’impiego delle risorse per la promozione del made in Italy e a un impegno congiunto per contrastare i principali ostacoli alla competitività del settore in molti dei nuovi mercati di sbocco: barriere non tariffarie, campagne aggressive verso il nostro modello alimentare mediterraneo, come le etichette a semaforo in Uk.

Per questo l’industria alimentare auspica anche una maggior chiarezza del quadro normativo europeo e soprattutto italiano: per resistere ai nostri competitor, è necessario poter operare in un contesto regolamentare chiaro, essenziale e uguale per tutti, che non penalizzi le imprese alimentari operanti in Italia.

Un primo passo concreto per la realizzazione di questo programma è già stato fatto, con la condivisione della strategia con i Ministri competenti (MISE, MIPAAF, Ministero della Salute, Ministero degli Affari Esteri e Ministero dell’Ambiente) e, soprattutto, con l’istituzionalizzazione di un Tavolo presso la Presidenza del Consiglio in grado di coordinare le competenze sul nostro settore dei vari Dicasteri, in cui mettere sul tavolo opportunità e issue dell’industria alimentare, discutere le priorità e valutarne il progressivo stato di avanzamento. “Si tratta di una novità assoluta – afferma Scordamaglia – che dà fiducia al settore alimentare e rappresenta un punto di rottura con il recente passato, dove invece di una politica attenta al suo sviluppo, sono state aggiunte tasse e burocrazia. Certo, i possibili nuovi aumenti dell’aliquota IVA e delle accise sarebbero un duro colpo sia per il consumatore, che vedrebbe ulteriormente ridotto il suo potere di acquisto, che per le aziende, con la perdita di posti di lavoro. Ma auspichiamo che l’attuale Governo segua un’altra direzione, perseguendo la strada della crescita, del rilancio dell’economia e dei consumi.”

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