Piano olivicolo: al via l’accordo di filiera per rilanciare il settore

Olivicoltori e imprenditori sostengono la mozione, ora all'esame del Parlamento, che prevede un fondo di rotazione triennale di 90 milioni di euro a favore del riassetto del settore
Piano olivicolo: al via l’accordo di filiera per rilanciare il settore

L’intesa sottoscritta da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, insieme a Unaprol e con il sostegno di Cno e Aifo, poi allargato alle altre associazioni di settore ha prodotto un accordo storico, che consentirà di rilanciare il settore oleario, a partire dal Piano olivicolo nazionale, che vedrà impegnati insieme agricoltori e industriali.

Alla base dell’accordo, la necessità di ridisegnare il comparto, messo a dura prova dalla annata negativa appena trascorsa e dall’epidemia della Xylella. “Il ministero delle Politiche Agricole e Alimentari, lo scorso gennaio – rileva Giovanni Zucchi, presidente di Assitol – ha avanzato una strategia di intervento, chiedendo agli operatori una proposta unitaria. Proposta che siamo felici di presentare insieme ad Unaprol, con un documento concreto, che permetterà sia alla parte agricola sia a quella industriale e commerciale di lavorare insieme al rinnovamento del settore”.

Il Piano olivicolo, secondo l’accordo, deve puntare sul recupero degli impianti in stato di abbandono rendendoli subito produttivi, e sull’infittimento degli oliveti esistenti. Al tempo stesso, il documento auspica “l’avvio di nuovi investimenti per impianti intensivi che siano in grado di valorizzare varietà italiane”, con tempi brevi per la messa in produzione. Inoltre, si propone di definire un intervento straordinario per favorire una politica di credito agevolato alle aziende olivicole in sofferenza finanziaria a causa della mancata produzione, con la disponibilità di risorse per la costituzione di appositi fondi rischio.

Il documento impegna le associazioni in un’opera di valorizzazione di tutti i prodotti della filiera olivicola, a cominciare dall’extravergine d’oliva. In tal senso, l’intesa sottolinea il problema del deficit storico di produzione italiana, riconoscendo all’industria di confezionamento “di aver saputo conquistare e difendere importanti quote di consumatori all’estero in un contesto di annosa carenza produttiva nazionale”. Per il presidente Zucchi, “si conferma la capacità storica dell’industria olearia, che ha reagito alla mancanza cronica di materia prima ricorrendo alle importazioni e alla selezioni degli oli migliori”. In questo quadro, i produttori agricoli sono chiamati a impiegare soltanto i pesticidi accettati nei principali paesi di destinazione degli oli nazionali, favorendo l’export, che rappresenta la chiave di volta per il futuro del comparto. Di qui, anche le necessità, ventilata dall’intesa di costituire, con gli Organi di controllo e con tutte le componenti della filiera, un tavolo di confronto per l’ottimizzazione dei controlli in tutti gli stadi della filiera. “Ogni attore della filiera conosce i punti deboli dell’altro – commenta il numero uno di Assitol – è quindi essenziale collaborare per rafforzare le verifiche sui prodotti, sia nei frantoi sia negli stabilimenti industriali”.

L’accordo prevede infine l’avvio di igp regionali, come fatto dalle regioni Toscana e Sicilia, con lo sviluppo di un sistema di tutoraggio nelle procedure di trasformazione, oltre che di nuovi ed efficienti centri di stoccaggio a favore di strutture (cooperative, O.P., frantoi di medie dimensioni) che vi concentreranno i quantitativi di olio prodotto in vista della commercializzazione.

Allo scopo di finanziare adeguatamente il Piano olivicolo, olivicoltori e imprenditori sostengono la mozione, ora all’esame del Parlamento, che prevede un fondo di rotazione triennale di 90 milioni di euro a favore del riassetto del settore. “Questo accordo è fondamentale  – conclude Zucchi – perché affronta le criticità storiche del comparto, pensando al futuro. Ecco perché ci auguriamo di vederlo presto attuare, in collaborazione con le altre associazioni e con il sostegno della controparte istituzionale”.

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