Falso olio extravergine, 7 aziende italiane indagate per frode in commercio

Sulle accuse della Procura di Torino, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha manifestato l'intenzione di rafforzare i controlli lungo la filiera
Falso olio extravergine, 7 aziende italiane indagate per frode in commercio

L’indagine condotta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, che vede alcuni grandi marchi dell’olio accusati di aver messo in vendita come extravergine, olio di oliva sta scuotendo uno dei settori più strategici dell’agroalimentare italiano, che solo nel 2014 ha generato oltre 1 miliardo di euro per la nostra bilancia commerciale.

IL CASO
L’indagine, secondo quanto riportato dall’Ansa è partita dopo la segnalazione di una testata giornalistica specializzata. I laboratori delle agenzie delle dogane hanno esaminato campioni prelevati dai carabinieri del Nas e hanno verificato casi in cui l’olio, a differenza di quanto indicato, non era extravergine. Sul registro degli indagati sono stati iscritti per frode in commercio i rappresentanti legali di Carapelli, Bertolli, Santa Sabina, Coricelli, Sasso, Primadonna e Antica Badia. Secondo l’accusa il problema è il potenziale inganno nei confronti del consumatore che avrebbe pagato il 30% in più un prodotto che non era extravergine.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO
Sulle indagini della Procura di Torino il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha manifestato prontamente l’intenzione di rafforzare i controlli lungo la filiera. “Seguiamo con attenzione l’evoluzione delle indagini della Procura di Torino, perché è fondamentale tutelare un settore strategico come quello dell’olio d’oliva italiano – ha detto Martina – . Da mesi abbiamo rafforzato i controlli, soprattutto in considerazione della scorsa annata olearia che è stata tra le più complicate degli ultimi anni. Nel 2014 il nostro Ispettorato repressione frodi ha portato avanti oltre 6 mila controlli sul comparto, con sequestri per 10 milioni di euro. È importante ora fare chiarezza per tutelare i consumatori e migliaia di aziende oneste impegnate oggi nella nuova campagna di produzione”.

NEL FRATTEMPO L’INDUSTRIA OLEARIA RICLASSIFICA GLI OLI
Dopo un’annata difficile e in vista della campagna olearia 2015-2016 che garantirà il recupero di parte della produzione, l’industria di settore nel frattempo guarda con favore alle richieste di rinnovamento che giungono dal mercato e dagli operatori. E’ di questi giorni, infatti, la proposta, lanciata da CNO, il Consorzio Nazionale Olivicolo, di una riformulazione più stringente dell’acidità dell’extravergine, pari a 0,5 invece che a 0,8.
“Un’idea su cui riflettere – afferma Giovanni Zucchi, presidente di Assitol – e, che a nostro avviso, si inquadra nella necessità di coniugare la ricerca della qualità con le esigenze del mercato. Ormai da anni, una spinta al consumo a senso unico ha attribuito all’extravergine un ruolo predominante, emarginando tutti gli altri oli. Ecco perché riteniamo fondamentale una rimodulazione delle categorie merceologiche, che consenta a tutta la ‘famiglia’ dell’olio d’oliva di riguadagnare prestigio e redditività”. In particolare, la nuova classificazione proposta da Assitol si incentra sulla diversità di impiego degli oli. Tra gli extravergini, due sarebbero i prodotti principali: l’olio da cucina, di prezzo più basso, e l’olio da condimento, di prezzo superiore. Per la frittura, si punterebbe sull’olio di oliva. Il sansa, invece, continuerebbe a fare da apripista per gli altri oli sui mercati stranieri che non conoscono l’extra.
La rivisitazione delle categorie renderebbe necessario rivedere sia i parametri dell’olio da cucina, che dovranno essere più ampi, sia quelli dell’olio da condimento, più severi perché di qualità più elevata. La  strategia vuole valorizzare le diverse produzioni, partendo dai prodotti di base per rafforzare quelli superiori. Questa ‘rivoluzione’ è comunque soltanto un piccolo pezzo dell’intero mosaico in cui si inserirebbero, per esempio, la riduzione dell’acidità dell’extravergine, coniugata a una serie di parametri di qualità e il ripensamento del panel test. “La nostra – avverte Zucchi – è una proposta organica, che vuole creare una forte base comune su cui costruire insieme un percorso complesso ed equilibrato, formulato nell’intento di ridare il giusto valore a tutti i prodotti, dal 100% italiano alle Dop e Igp passando per i nostri blend e per le produzioni vendute direttamente dai frantoi”. Un ulteriore passo in avanti che le Associazioni come Assitol e Federolio auspicano possa realizzarsi nel prossimo futuro è quello di fare dell’etichetta lo strumento principe per valorizzare i prodotti di qualità, dando alle aziende la possibilità di raccontare il prodotto, con le sue peculiarità e caratteristiche, la sua storia, cosa che a oggi non è purtroppo consentita dalla legislazione europea.

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