Frodi olio extravergine, Assitol passa al contrattacco

All’indomani delle notizie sui media relative all’inchiesta della Procura di Torino, l’associazione che rappresenta il settore industriale invita alla cautela e puntualizza alcune incongruenze
Frodi olio extravergine, Assitol passa al contrattacco

All’indomani del clamore suscitato dall’inchiesta giudiziaria della Procura di Torino, Assitol, lAssociazione italiana dell’industria olearia raccomanda prudenza, invocando la necessità di effettuare controlli chimici invece dei test di assaggio che, sebbene abbiano valore legale, sono soggetti a un grado troppo elevato di discrezionalità.   

“Non è nostra abitudine commentare vicende giudiziarie ancora in corso – afferma Angelo Cremonini, presidente del Gruppo Oliva dell’associazione –Siamo abituati a rispettare il lavoro della magistratura e non cambieremo linea in questa occasione, ci sembra però opportuno puntualizzare alcuni elementi sui quali, a nostro avviso, non sembra ci sia la dovuta chiarezza”.

Secondo l’associazione infatti è inesatto parlare di extravergine ‘taroccato’ o di contraffazione. “In realtà, le notizie degli organi di informazione indicherebbero che sono in corso verifiche tese a dimostrare che lotti di olio commercializzato come ‘extravergine’ siano invece di olio vergine, vale a dire la macro-categoria di cui fa parte l’extra – spiega Cremonini -. Basta una disattenzione nella conservazione del prodotto, come un po’ di luce o un eccesso di calore, perché nell’extra gli assaggiatori possano cogliere un minimo difetto, tale da classificare l’olio semplicemente come vergine”. Al riguardo, l’organizzazione che rappresenta gli imprenditori del settore ricorda di aver proposto alla Commissione anti-contraffazione della Camera dei deputati, controlli in uscita dai frantoi e in uscita dagli stabilimenti industriali, che consentirebbero un’adeguata prevenzione e di capire quanta responsabilità sul peggioramento della qualità di prodotto sia da attribuire ad una cattiva conservazione nel trasporto o nella distribuzione.

L’indagine prende avvio da panel test. Si tratta, in altre parole, di test d’assaggio, quindi di un’analisi sensoriale operata da un gruppo (panel) di assaggiatori. “Tale metodo – precisa Cremonini – ha indubbi meriti storici perché ha spinto tutto il settore verso una più attenta ricerca della qualità e di un gusto migliore. Tuttavia, parecchi casi analoghi, verificatisi già nel passato, ci hanno indotto a interrogarci sulla validità di questo esame, sul quale pesa un forte grado di soggettività, tanto che studi recenti hanno messo in evidenza come troppo spesso i risultati cambino da panel e panel e nello stesso panel in momenti diversi”.

Sono, infatti, numerosi gli episodi in cui, sullo stesso olio panel diversi di assaggiatori hanno dato giudizi diversi e addirittura spesso opposti, scatenando nel frattempo polemiche sui media e scontri tra addetti ai lavori. Ecco perché, da tempo, l’associazione chiede che il panel test sia sottoposto a un aggiornamento, che doti il metodo dei necessari parametri di oggettività, riconosciuta per i numerosi parametri analitici che devono essere rispettati negli oli extravergini. In questo senso si sta sperimentando il ricorso a “blind test”, cioè prove alla cieca, e ad analisi, basate su marcatori chimici, da utilizzare in ultima istanza.

“Attendiamo con fiducia il proseguo delle indagini nel corso delle quali spetterà ad ogni azienda coinvoltadimostrare la qualità dei propri prodotti – chiosa Cremonini – per ora, oltre alle accuse presenti sui media, conosciamo la serietà di molti marchi storici italiani, grazie ai quali, da molti decenni, la nostra produzione olearia ha meritatamente conquistato un ruolo di leadership nel mondo”.

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