Energia verde: dal pomodoro all’arancia

Il segreto è nel licopene da cui si ottengono elettroni
Energia verde: dal pomodoro all’arancia

DAL POMODORO ALL’ENERGIA – La scoperta è stata presentata da un gruppo di ricercatori della South Dakota School of Mines & Technology in collaborazione con l’Università della Florida. Dalla ricerca emerge che vi è un processo attraverso il quale dall’ossidazione degli scarti di pomodoro si liberano elettroni, gli stessi possono essere catturati in una cella, o meglio in una batteria, che di conseguenza rende disponibile energia elettrica.
A catalizzare l’energia sembra essere il licopene, un idrocarburo di origine vegetale contenuto in modo più cospicuo nei pomodori, ma presente anche in altre verdure, in particolare nei carotenoidi. Il licopene è anche responsabile della colorazione rossa dei pomodori.
Il ciclo di produzione di energia ricavata da pomodori dura dai 10 ai 14 giorni e in questa fase la produzione di energia è modesta, ma i ricercatori sperano in futuro di avere un sistema più efficiente.

RIDURRE GLI SCARTI E L’EFFETTO SERRA – Il responsabile della ricerca, Gadhamshetty, sottolinea che non si tratta solo di un modo ecologico di produrre energia, ma anche di un modo per ridurre gli scarti che occorrerebbe comunque smaltire. Solo in Florida si producono 400 mila tonnellate di rifiuti provenienti da pomodori lavorati o non utili all’alimentazione, questi generano un potente gas che contribuisce notevolmente ad aumentare l’effetto serra. Con questi scarti Florida sarebbe possibile soddisfare per 90 giorni il fabbisogno energetico del parco Disney World.
Deve essere sottolineato che il processo di produzione di energia dagli scarti di pomodori comunque ha dei costi, ma il recupero energetico li rende sostenibili risparmiando quello dello smaltimento “tradizionale” dei rifiuti.

LE RISORSE ENERGETICHE DEGLI SCARTI ORGANICI – Non è questo il primo progetto di recupero degli scarti per produrre energia verde. Un esempio notevole arriva dalla Sicilia dove gli scarti organici delle arance vengono utilizzati per produrre energia. Dalle fabbriche che producono spremute o aranciate, viene recuperato quello comunemente denominato pastazzo, cioè la polpa e la buccia che risulta dopo la spremitura. La produzione di energia è effettuata tramite digestori che, con 40 tonnellate di scarti, producono energia termica pari a 23.976 Kwh, sufficiente ad alimentare 300 abitazioni. Il progetto è in funzione dal 2014 grazie alla collaborazione dell’Università di Catania ed una cooperativa locale. Un’esperienza simile si ha anche con gli scarti delle olive, in questo caso il progetto pilota è portato avanti in Andalusia ed è finanziato con i fondi europei. Il processo è simile a quello visto per i pomodori: si recupera biogas da trasformare in energia elettrica.

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