Spaghetti “Made in Italy”, giro di vite della Cassazione

Censurato l’utilizzo di segni distintivi “impropriamente richiamanti il Made in Italy” su confezioni di spaghetti di origine estera. Il caso Turchia
Spaghetti “Made in Italy”, giro di vite della Cassazione

La Corte di Cassazione ha censurato l’utilizzo di segni distintivi impropriamente richiamanti il Made in Italy su confezioni di spaghetti di origine estera. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare il pronunciamento della suprema Corte, che ha confermato la violazione delle norme sul Made in Italy nel caso del maxi sequestro nel porto di Genova di circa un milione di chili di spaghetti prodotti in Turchia per il pastificio campano Garofalo di Gragnano.

Indicazioni ingannevoli

Secondo la Cassazione, il Tribunale del Riesame ha visto giusto nel congelare l’ingente carico ritenendo fallaci le indicazioni apposte sulla pasta, tali da ingannare il consumatore sulla provenienza della merce e da integrare l’ipotesi penale poiché la scritta “Made in Turkey” era poco visibile e facilmente cancellabile, mentre era in bella vista il richiamo all’Italia e a Gragnano. La Cassazione inaugura così una linea molto severa in tema di tutela del Made in Italy. La decisione infatti condanna penalmente l’evocazione esplicita dell’italianità dei prodotti di provenienza o di origine estera e costituisce un precedente importante che riforma un precedente orientamento che escludeva la stessa contestazione riguardo al mero passaggio in dogana di pasta di provenienza turca diretta in Africa. Ora anche la mera custodia in area doganale obbliga all’osservanza della legge che punisce l’importazione, l’esportazione o la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o origine.

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