Lidl Italia, il Tribunale decapita il collegio sindacale

Imposta la sostituzione dei due sindaci in carica risultati i commercialisti di un indagato nell'indagine della Dda di Milano che avrebbe pagato tangenti al clan Laudani per ottenere appalti
Lidl Italia, il Tribunale decapita il collegio sindacale

Quanto sono andate a fondo le attività illecite – o presunte tali – che si sono innestate all’interno dell’organizzazione italiana di Lidl? Quale era il grado di consapevolezza che determinati appalti assegnati sarebbero andati a finanziarie il clan mafioso catanese dei Laudani? Quali i reali intrecci corruttivi con le attività malavitose? A queste domande sta cercando di dare una risposta il Dipartimento antimafia della procura di Milano nella sua indagine che ha portato all’arresto (ai domiciliari) di Simone Suriano, un dipendente di Lidl che avrebbe preso delle tangenti per favorire alcune ditte fornitrici della catena di discount, insieme ad altre 14 persone.

TRIBUNALE A LIDL: I SINDACI VANNO SOSTITUITI

La sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano, che ha già imposto l’amministrazione giudiziaria di ben quattro divisioni territoriali di Lidl (le due piemontesi, la lombarda e la siciliana), è tornata a interessarsi del caso prendendo un’altra decisione che conferma quanto poco chiare fossero certe aderenze e intrecci tra la catena dei discount e i personaggi oggetto dell’indagine dei procuratori Ilda Boccassini e Paolo Storari. I giudici hanno stabilito l'”incompatibilità” di due attuali componenti del collegio sindacale di Lidl Italia (non indagati) in questo ruolo in quanto risultati i commercialisti di Alessandro Fazio, uno degli imprenditori arrestati nell’ambito di quest’inchiesta. In un provvedimento notificato agli amministratori giudiziari delle quattro direzioni generali commissariate, i giudici scrivono che, “alla luce dei pregressi rapporti professionali esistenti con l’indagato Alessandro Fazio”, “appare necessario procedere alla sostituzione dei componenti sindacali alla scadenza fisiologica del mandato professionale”. Poi Lidl dovrà procedere alla sostituzione di quello che è un organo chiaramente decapitato dal Tribunale e sottoporre i nuovi nomi alla polizia giudiziaria “unicamente al fine di compiere le necessarie verifiche reputazionali attraverso gli organismi di polizia giudiziaria”. Il collegio sindacale, com’è noto, verifica la regolarità dei bilanci della società ed è tenuto ad esprimere il suo parere di conformità alle norme, nonché segnalare alle autorità competenti eventuali anomalie.

TUTTA IO CE L’HO ORA!” (LA SICUREZZA)

Perché la sezione delle misure di prevenzione ha deciso di intervenire così drasticamente anche sul collegio sindacale? In una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti e trascritta all’interno delle 1200 pagine abbondanti della Richiesta di misure cautelari firmata dai due pubblici ministeri che Food ha potuto consultare, proprio Alessandro Fazio si era lasciato andare ad una confidenza con un interlocutore che utilizzava un telefono intestato ad una catena di supermercati laziale (di cui non citeremo l’insegna). “Tutta io ce l’ho ora !!” diceva Fazio al telefono riferendosi alla vigilanza dei supermercati Lidl. “La Lidl, la Lidl ha un sistema organizzativo che è da invidiare proprio” gli aveva risposto l’interlocutore. “No, e non solo !! È una macchina da guerra….te lo giuro è una macchina da guerra, chi non lo vede non ci può credere !!” incalzava Fazio. La telefonata tra i due è del settembre del 2016 e Fazio, amministratore di fatto di una serie di società attive nella sorveglianza e sicurezza, non sapendo di essere intercettato su richiesta del Dipartimento antimafia di Milano, guidato da Ilda Boccassini, si è lasciato andare a considerazioni sulla filiale italiana della catena di discount. “Ma come funziona la sicurezza là da loro?” chiedeva interessato l’interlocutore… “c’è un ufficio come il vostro ….” gli aveva risposto Fazio. Una telefonata, questa, tenuta in alta considerazione dagli inquirenti e molto esplicativa del legame d’affari che si era instaurato tra Lidl, che ha confermato ai pm gli appalti alle società amministrate da Fazio che, scrivono gli inquirenti “è un personaggio centrale di quest’indagine” e “ha costanti rapporti con esponenti della famiglia mafiosa dei Laudani … cui corrisponde denaro (fondi ricavati grazie a false fatturazioni, ndr) e grazie a tali dazioni (Fazio) riesce a sbaragliare la concorrenza nella fornitura dei servizi di vigilanza a società che operano nella distribuzione (Lidl e Eurospin) in Sicilia”.

LIDL HA CHIESTO LA REVOCA DELL’AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA

Lidl si è sempre dichiarata parte lesa e ha collaborato fin da subito con gli inquirenti, chiedendo, tramite i suoi avvocati, nel contempo la revoca dell’amministrazione giudiziaria sulle quattro divisioni territoriali, sul quale si dovrà esprimere il Tribunale del Riesame. Restano aperti, però, molti interrogativi. E cioè, ad esempio, come il clan dei Laudani sarebbe arrivato a controllare di fatto le filiali di Lidl e Eurospin in Sicilia, imponendo il pagamento di una tangente per poter lavorare con le due società. Un altro quesito sul tavolo è se ci sono altre divisioni assoggettate a questo controllo e altri casi di corruzione tra privati come quello che ha interessato il funzionario del gruppo discount Suriano. Domande ancora irrisolte, allo stato dei fatti.

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