Parmigiano Reggiano: un 2017 al top

Le forme prodotte superano i 3,65 milioni (+5,2%), con 2,2 miliardi di giro d’affari al consumo e l'export che vola al 38%
Parmigiano Reggiano: un 2017 al top

Si è tenuta nei giorni scorsi presso la Borsa di Milano la presentazione dei dati economici del comparto Parmigiano Reggiano, alla presenza del presidente del Consorzio Nicola Bertinelli, del vice presidente Guglielmo Garagnani e del vice Ministro delle Politiche agricole Andrea Olivero. Il 2017 è stato un anno record per la produzione della DOP, che cresce complessivamente del 5,2% rispetto al 2016. Gli oltre 3,65 milioni di forme (circa 147mila tonnellate) prodotte nel 2017 rappresentano il livello più elevato nella storia millenaria del Parmigiano Reggiano. Il giro d’affari al consumo è pari a 2,2 miliardi di euro per la denominazione di origine protetta, che si proietta sempre più verso l’estero: una valvola di sfogo per una produzione in continua espansione che ha bisogno di nuovi spazi di mercato. Negli ultimi tre anni la produzione è infatti aumentata da 3,3 milioni di forme a 3.650.563, registrando una crescita pari al 10%. Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni. Se nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro con un incremento del 14% (fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).

Mercati e prezzi

L’Italia rappresenta il 62% del mercato, contro una quota export del 38% (+3,9% rispetto all’anno precedente). Qui, la Francia è il primo mercato (9.800 tonnellate), seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate). Se Francia, Germania, Canada e Regno Unito corrono (rispettivamente +11,3% , + 3,2% , +8,1%, +6,6%), gli Stati Uniti frenano (-9,3%) a causa del rapporto euro/dollaro e della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario cresce il Canada che, grazie all’accordo CETA, conferma le previste opportunità di sviluppo. La sfida ora è collocare il prodotto sul mercato a un prezzo remunerativo: nel 2018 si prevede infatti un ulteriore incremento della produzione, che porterà il numero delle forme a superare quota 3,7 milioni. Per sviluppare la domanda in Italia e all’estero, il bilancio preventivo del Consorzio ha previsto un investimento in comunicazione pari a 20 milioni di euro (12 in Italia e 8 all’estero): 7 milioni in più rispetto all’anno precedente.

Strategie per il futuro

La strategia del Consorzio si basa su quattro pilastri: distintività di prodotto, incremento dell’export, lotta alla contraffazione e sviluppo delle vendite dirette dei caseifici. Ci sono 3,5 milioni di famiglie fedelissime al Parmigiano Reggiano, 3,9 milioni al Grana Padano e 14 milioni di famiglie che comprano indistintamente uno o l’altro. Per aumentare le vendite, abbiamo messo in campo azioni di riposizionamento della marca, rafforzando la comunicazione con l’obiettivo di far percepire al consumatore i plus che rendono il Parmigiano Reggiano DOP un formaggio unico al mondo. Un prodotto che si distingue dai competitor per la selezione degli ingredienti migliori e naturali, la completa assenza di conservanti e additivi, il rispetto della stessa ricetta da mille anni afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. Ben 137 caseifici su 335 hanno inoltre certificazioni aggiuntive alla DOP per rispondere alle diverse esigenze di mercato. Ci sono il Parmigiano Reggiano Biologico, quello di Vacca Bianca Modenese, di Vacca Rossa Reggiana, di Vacca Bruna, e ancora il Prodotto di Montagna, il Kosher, l’Halal e le lunghissime stagionature ‘da meditazione’. Oltre 360mila forme che si collocano a prezzi al consumo stabilmente superiori alla media. L’obiettivo del Consorzio è quello di promuovere questi nuovi segmenti così come le vendite dirette dei caseifici: si tratta infatti di un mercato meno condizionato dalla congiuntura che consente ai produttori una remunerazione più alta. Il successo del Parmigiano Reggiano non può che allietarci e rafforzare la partnership tra le istituzioni e il mondo dell’impresa. Come Governo continueremo ad impegnarci per contrastare l’italian sounding e perché le indicazioni geografiche diventino un valore globale ha affermato il vice ministro Andrea Olivero.

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