Investindustrial punta sul cioccolato spagnolo Natra

Il fondo del finanziere Bonomi lancia un'offerta pubblica di acquisto sulla società di Valencia specializzata in pl, che negli ultimi anni ha rischiato il collasso finanziario. Obiettivo: rilanciare il business
Investindustrial punta sul cioccolato spagnolo Natra

Scommette sul cioccolato spagnolo il fondo d’investimento Investindustrial, posseduto e diretto dal finanziare italiano Andrea Bonomi. Attraverso la società veicolo lussemburghese World Confectionery Group (nome che lascerebbe presagire altre operazioni nel settore a seguire) ha infatti lanciato un’offerta pubblica di acquisto (Opa) sul gruppo Natra, sede centrale a Valencia e quotata alla Borsa di Madrid, che vede come primo azionista la Carafal Investment con circa il 12,5 per cento. L’operazione è passata attraverso l’accordo con tre importanti creditori finanziari della società spagnola – Bybrook Capital, Deutsche Bank e Banco Sabadell – che cederanno in blocco le loro obbligazioni convertibili in azioni della società al fondo italiano.

L’OPERAZIONE DI INVESTINDUSTRIAL

Questi bond rappresentano, post conversione in azioni, il 57,6% delle quote di Natra e permetteranno al veicolo acquirente di raggiungere già la maggioranza del capitale e procedere quindi all’offerta sulle rimanenti obbligazioni e sulle azioni, al prezzo rispettivamente di 900 euro per ogni bond e 0,9 euro per ciascun titolo quotato (il valore offerto è all’incirca quello della quotazione in borsa nel momento dell’annuncio), con l’obiettivo di delistare la società dal listino madrileno, dove capitalizza attualmente 55 milioni di euro. L’esborso totale massimo, calcolato da Investindustrial per quest’operazione, è pari a 142,5 milioni di euro.

GLI ANNI CRITICI

Per i grandi creditori di Natra, amministrata da Manuel Tarazona, quest’operazione rappresenta l’uscita da un’azienda che ha attraversato negli ultimi anni una fase critica della sua esistenza, dimostrata anche dal crollo dei titoli in borsa, passati da un valore di oltre 2,3 euro di inizio 2014 ai 23 centesimi delle metà del gennaio 2016. Una perdita del 90% del loro valore che segue bilanci poco allegri. Nel 2014 il gruppo ha infatti chiuso l’esercizio con una perdita netta consolidata di 54,5 milioni di euro su ricavi di 369 milioni di euro, sollevando il dubbio dei revisori dei conti sulla continuità aziendale in queste condizioni. Nel 2015 un piccolo utile di 4,5 milioni di euro ma già nel 2016 tornava il rosso per 12,2 milioni.

LA NECESSITÀ DI UN RILANCIO

Stessa musica nel 2017, con quasi 10 milioni di perdite e la necessità di un rilancio aziendale attraverso un nuovo piano che prevedeva maggiori investimenti in ricerca e sviluppo per qualificare meglio la sua offerta. Nel 2016 le banche erano intervenute nel salvataggio e si era evitato il peggio grazie anche anche a questo bond convertibile, che aveva dotato il gruppo delle risorse necessarie per andare avanti senza cadere in una crisi di liquidità irreversibile maturata in un contesto aziendale a bassa crescita di fatturato e margini operativi in contrazione.

Natra-ISM-Investindustrial

 

GLI OBIETTIVI

Nel 2018 la situazione reddituale è migliorata e secondo le ultime stime l’anno dovrebbe chiudere con ricavi netti consolidati per 372 milioni di euro (365 milioni nel 2017) e un utile netto di 23 milioni di euro circa. Un assestamento dei conti che, probabilmente, ha permesso quest’operazione che porterà al cambio di proprietà per tentare un vero rilancio del business, che al momento non ancora si vede.

NATRA NEL DETTAGLIO

Cos’ha acquistato Investindustrial? Natra è un’azienda leader a livello europeo nel settore del cioccolato a marca del distributore (private label) e come copacker per altre società del settore. Non ha una marca propria. Produce dalle creme alla nocciola alle barrette fino alle praline e le classiche tavolette. Ha anche una divisione importante che lavora il cacao per creare semilavorati per l’industria e che vale, da sola, 120 milioni di euro di ricavi nel 2017, ovvero il 30% del totale. L’attività è spalmata su sei stabilimenti produttivi: due in Spagna (Valencia e Oñati), uno in Francia (Saint Etienne), due in Belgio (Malle e Bredene) e uno in Canada (London), con i prodotti distribuiti in quasi cento Paesi del mondo.

I MERCATI DI RIFERIMENTO

Non ha una filiale diretta italiana. La Spagna conta per 91 milioni di euro di ricavi (25% circa del totale) e a seguire i mercati più importanti sono la Francia, la Germania, l’Olanda, l’Inghilterra e il Belgio. Da dove passerà il suo rilancio è ancora tutto da scrivere. Da ricordare che in Italia è crisi per la Pernigotti, l’azienda di Novi Ligure nel pieno di una fase di ristrutturazione delle attività che prevede la cessione del sito produttivo.

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