La spesa dei single? Vuole porzioni più piccole

Circa il 28% delle famiglie americane (35,7 milioni di individui) conta un’unica persona. E sono sempre di più le aziende alimentari che puntano su single che vivono in città piuttosto che sulle ‘tradizionali’ famiglie numerose delle aree suburbane

Il 62% delle famiglie americane è composto ormai da single o coppie senza figli. Un cambiamento epocale rispetto allo stereotipo della famigliola numerosa che si riunisce regolarmente per la cena. Famiglie più piccole significa anche esigenze alimentari diverse, che le aziende del F&B stanno cercando di intercettare e assecondare.

Secondo i dati Istat la tendenza riguarda anche l’Italia, dove i single non vedovi sono più che raddoppiati negli ultimi vent’anni: ora sono un esercito di 4,8 milioni di persone, il 7,9% sul totale della popolazione. Aggiungendo vedovi e divorziati non risposati, celibi e nubili che non vivono nella famiglia di origine, monogenitori con figli, si sfiorano gli 8 milioni. E le famiglie composte da un solo membro sono quasi un terzo del totale.

Guardando alle abitudini di Millennial e Generazione Z, la dimensione delle porzioni è ormai un fattore consolidato e determinante per i single che si accingono a fare la spesa. Un recente rapporto finanziato dall’American Bakers Association ha dimostrato che il 75% degli acquirenti in questa fascia d’età (all’incirca dai 18 ai 40 anni) non ama sprecare il pane, e più del 20% non compra una nuova porzione dopo averne buttata una in eccesso. Con una coscienza ambientale così radicata, i consumatori moderni americani sono ben consapevoli degli oltre 3 milioni di tonnellate di prodotti alimentari che vengono sprecati ogni anno, e cercano di correre ai ripari.

IL SUCCESSO DELLE MONOPORZIONI

Secondo lo stesso studio, più della metà dei Millennial e dei Gen Z ha dichiarato che acquisterebbe più prodotti da forno se offerti in porzioni più piccole. Già nel 2017, Pinnacle Foods aveva lanciato i prodotti bakery Perfect Size for One di Duncan Hines e, nello stesso periodo, Betty Crocker aveva iniziato a vendere i Tazza Treats, che consentono ai consumatori di preparare dessert monodose. Anche le uova hanno avuto un grande successo grazie alla possibilità di acquistarle in porzioni ridotte. Tyson Foods ha colto la palla al balzo con Jimmy Dean Simple Scrambles, uova in tazza già pronte per la cottura in microonde.

Gli stessi motivi sono alla base del successo crescente degli snack, particolarmente adatti a vendita e consumo in porzioni ridotte. I consumatori americani hanno mostrato particolare apprezzamento per gli hummus Sabra in single pack, per le monoporzioni di tonno StarKist e per gli spuntini all’uva passa Life’s Grape. Tutte alternative valide ai tre pasti canonici per saziare i morsi della fame nel corso della giornata. Le aziende alimentari che sono andate incontro a questo trend, riducendo le porzioni dei loro prodotti, ne hanno beneficiato. I dati del National Fisheries Institute riportati da Atuna mostrano come le vendite di tonno in pack monodose siano aumentate dal 14% del 2014 al 22% del 2018. Anche i produttori di caffè hanno tratto beneficio dal passaggio alle monoporzioni. Le vendite di caffè monodose sono cresciute del 5,6% dal 2015 al 2016 e, secondo i dati di Mintel, di un altro 3,7% l’anno successivo per raggiungere i 4,5 miliardi di dollari.

SINGLE ALLA RICERCA DELLA CONVENIENZA

Le porzioni ridotte spesso sono anche più convenienti e richiedono tempi di cottura inferiori, il che è fondamentale per consumatori che non hanno molto tempo a disposizione. Sono anche più facili da trasportare, caratteristica che non va mai sottovalutata quando si parla di single. Nel 2017, l’USDA ha dichiarato che il budget alimentare degli americani è stato destinato per metà a cibi facili da preparare e da consumare.

Sebbene i produttori possano trarre vantaggi dalla riduzione delle porzioni, non devono sottovalutare il problema rappresentato dall’imballaggio. Seguendo questo trend, infatti, il numero di confezioni è destinato ad aumentare, con inevitabili ripercussioni sull’ambiente. Ma si sa, dietro ogni problema si nasconde un’opportunità. Se le aziende sapranno evidenziare come la riduzione delle porzioni vada di pari passo con quella degli sprechi alimentari, avranno ottime probabilità di raccogliere i frutti di questo nuovo trend sotto forma di una maggiore fidelizzazione dei consumatori.

© Riproduzione riservata