Carrefour conferma esuberi e taglio rete in Italia

La filiale italiana del gruppo francese si libererà di 106 punti vendita diretti e 770 dipendenti. Nel terzo trimestre qualche segnale di miglioramento delle vendite dopo un primo semestre disastroso
Carrefour conferma esuberi e taglio rete in Italia

La tanto temuta conferma del piano di ristrutturazione lanciato all’inizio di ottobre è stata confermata dalla filiale italiana di Carrefour, che procederà così alla messa in mobilità per 770 dipendenti, di cui 600 nei negozi e 170 in alcune sedi amministrative. Il mese e mezzo che è passato da quei primi contatti con i sindacati non ha spostato la posizione della multinazionale francese che ha ribadito sia i tagli sia la volontà di ridurre la rete diretta di punti di vendita, cedendo 106 negozi un po’ in tutta Italia.

Gli esuberi di personale sono in 9 regioni: Valle D’Aosta, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Sardegna. L’azienda ha ribadito che saranno su base “esclusivamente” volontaria. Ma cosa succederà se non si raggiungerà la quota prevista? Nessun accenno è stato fatto al momento, ma è chiaro che esiste già una previsione su come muoversi in questo caso. Una sorta di “piano B” che potrebbe contemplare misure più drastiche.

I 106 negozi da dismettere sono 82 di piccole dimensioni (Express) e 24 medie superfici (Market), che dovrebbero finire a imprenditori della rete in franchising. Il primo conteggio di novembre aveva ipotizzato che dei 106 negozi 41 sarebbero in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 nel Lazio – le quattro regioni maggiormente colpite – e poi sei in Toscana, quattro in Emilia Romagna, tre in Piemonte e uno in Abruzzo. Nessuna indicazione precisa è stata fornita su quali saranno i punti vendita destinati a uscire dal perimetro aziendale in ogni regione. Ma anche in questo caso, se non si riuscisse a piazzare tutti i punti vendita perché scarsamente appetibili, saranno definitivamente chiusi? Nessuna specificazione in tal senso.

FATTURATO DEL TERZO TRIMESTRE A -2,5%

Come si è giunti a questa situazione? È l’azienda stessa, sempre restia a fornire informazioni, che motiva questa scelta così drastica. “I motivi alla base della situazione di eccedenza sono da individuarsi nella grave situazione economico gestionale. Il complessivo calo del fatturato e dei clienti da un lato, e l’incidenza del costo del lavoro dall’altro, hanno determinato una situazione di grave squilibrio che ormai non è più sostenibile e costringe la società ad un intervento strutturale volto a riequilibrare il rapporto tra personale e fatturato”. Una dichiarazione netta e senza ombre che descrive il momento nero della catena francese in Italia. Come aveva già rivelato Food, nel primo semestre del 2021 il calo di fatturato era stato drastico, con un -8,9% di ricavi sul 2020. Nel terzo trimestre di quest’anno l’emorragia si è molto attenuata, con un calo dei ricavi del 2,5%, ma se si considera la variazione “like for like” (ovvero a parità di punti di vendita) e si escludono le vendite di carburante la performance diventa leggermente positiva. “Performance guidata dal miglioramento della soddisfazione dei consumatori” ha commentato l’azienda, sottolineando che questi sono i primi benefici del nuovo piano di rilancio. Nonostante ciò la volontà di proseguire con gli esuberi è rimasta immutata.

CISL: RILANCIARE GLI IPERMERCATI

La reazione dei sindacati non è tardata: “La Fisascat Cisl ritiene non percorribile la strada di un confronto finalizzato unicamente a consentire licenziamenti e cessioni di negozi a terzi” ha detto il segretario generale aggiunto della federazione cislina Vincenzo Dell’Orefice, che ha sollecitato Carrefour Italia a parlare anche di investimenti nel nostro Paese. “La rete commerciale fisica presenta in moltissimi casi difetti strutturali che rendono sempre meno fruibili i punti di vendita e che, sovente, finiscono per allontanare la clientela dal marchio” ha detto Dell’Orefice, che si è soffermato anche sul ruolo “significativo” degli ipermercati “anche in termini di occupati, e che, pertanto, vanno necessariamente rilanciati, se effettivamente la società vuole restare nel nostro Paese”.

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