Dall’energia al food, la top ten dei rincari

La classifica di Unione Nazionale Consumatori sui principali aumenti dei prezzi di prodotti e servizi nel periodo gennaio 2021-gennaio 2022
Dall’energia al food, la top ten dei rincari

L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat per stilare la classifica dei prodotti che stanno registrando i maggiori rincari. A lievitare lo scorso gennaio (rispetto al gennaio 2021) non solo luce, gas e benzina, ma anche burro e pasta.

In testa alla top ten dei prodotti non alimentari, vi è il gas naturale e di città che “vince” con un astronomico +62,5% rispetto a gennaio 2021, che equivale a un aumento in bolletta pari a 407 euro su base annua. Al secondo posto l’energia elettrica, +62,1%, con un rialzo annuo pari a 382 euro. Una stangata complessiva pari a 789 euro. Medaglia di bronzo per gli altri carburanti per mezzi di trasporto privati (gpl, metano, ricarica elettrica), con un +41,1 per cento.

Seguono il gasolio per riscaldamento (+21%), il gasolio per mezzi di trasporto (+20,2%) e la benzina (+18,9%). Primi tra i beni non energetici, in settima posizione, gli apparecchi per la telefonia fissa (+17,2%), per il riscaldamento e i condizionatori d’aria (+16,2%).

I RINCARI DEGLI ALIMENTARI

In testa alla top 20 dei prodotti alimentari troviamo gli oli diversi da quello di oliva, che costano il +19,9% in più rispetto a un anno fa. Al secondo posto i vegetali freschi diversi da patate con un +13,5%. Sul gradino più basso del podio il burro, che vola del +10,8%. Al quarto pasto il prodotto simbolo della cucina italiana, la pasta, che svetta del +10%. Seguono i frutti di mare freschi o refrigerati con un incremento del +8,4%, in sesta posizione la farina (+6,7%), poi la frutta fresca o refrigerata (+5,5%), il pesce fresco o refrigerato (+5,1%), la margarina (+4,9%) e infine i succhi di frutta (+4,8%).

I vegetali non si salvano nemmeno se surgelati, e si collocano in undicesima posizione con +4,3%. La carne più rincarata è quella ovina e caprina (+4,2%), che batte carne macinata, wurstel e salsicce (al 16esimo posto con +3,6%), il coniglio e la carne equina (+3,4%) e il pollame (18esimo con +3,2%). Salgono, ma meno della media dei prodotti alimentari (in aumento del +4%) anche l’olio di oliva, al 14esimo posto con +3,9%, il latte conservato (+3,7%), il pane e lo zucchero (entrambi a +3,6%). Chiudono la top 20 patate (+3,2%), acque minerali (+3%) e riso (+2,9%).

Va molto meglio con il caffè, che segna un aumento del +2%: la metà rispetto alla media dei prodotti alimentari. Bene anche il latte fresco intero (+1,1%).

L’inflazione a +4,8% è un record che non si registrava da un quarto di secolo, dall’aprile del 1996. La colpa è dei beni energetici, ossia luce, gas e benzina, senza i quali oggi l’inflazione di gennaio sarebbe pari solo al +1,8%. Ma oltre agli effetti diretti, il caro energia e carburanti determina rincari indiretti per via dei maggiori costi di produzione e di trasporto. Anche per questo i prodotti alimentari hanno segnato un’impennata dal +2,8% di dicembre al +4% di gennaio. Per questo urge un nuovo intervento del governo sulle bollette di luce e gas di questo trimestre, e una riduzione delle accise sui carburanti di almeno 20 centesimi, sterilizzando i rialzi in corso”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

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