Crisi Russia-Ucraina – Le conseguenze sul f&b italiano

L’ulteriore aumento del costo di energia e di materie prime, in atto già da mesi per motivi economici e clima, rischia di impattare pesantemente sull’intero comparto. L’allarme di Federalimentare e Coldiretti
Crisi Russia-Ucraina – Le conseguenze sul f&b italiano

Quanto sta accadendo in Ucraina si sta ripercuotendo anche sul nostro Paese, come un terremoto che vede le industrie alimentari nell’epicentro”. A dirlo è Ivano Vacondio, Presidente Federalimentare, in relazione ai costi già altissimi che sono aumentati ancora di più la scorsa notte. Si tratta soprattutto di energia e materie prime, i cui aumenti vertiginosi rischiano di avere conseguenze a catena sull’intero comparto agroalimentare.

A partire dal petrolio, che ha superato i 100 dollari al barile con un conseguente aumento dei costi logistici, dovuti anche al fatto che sulle vie aeree e su quelle marittime i trasporti dall’Ucraina sono bloccati. Anche il costo del gas è lievitato di un ulteriore +30% solo nelle ultime ore, mentre il prezzo dei cereali è aumentato nella notte di 50 punti nella borsa di Chicago. “A questi aumenti spaventosi, si aggiunge la follia degli scioperi dei trasportatori in diverse regioni italiane che riteniamo assolutamente inopportuni in una situazione già così drammatica”, aggiunge Vacondio.

L’ALLARME DI COLDIRETTI

Coldiretti, dal canto, suo si concentra sugli effetti negativi per l’export agroalimentare italiano. “Gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev – denuncia l’associazione (nella foto, una sua manifestazione contro la guerra ieri a Mestre) – aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto il 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alle sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo”.

Il decreto di embargo tuttora in vigore colpisce una lunga lista di prodotti agroalimentari. Coldiretti ricorda come in Russia sia tuttora vietato l’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia. “L’agroalimentare è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera: dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal Prosciutto di Parma a quello San Daniele”.

L’associazione sottolinea anche come al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunga “la beffa della diffusione sul mercato russo di imitazioni, che non hanno nulla a che fare con il made in Italy, realizzati in Russia come ‘parmesan’, mozzarella, robiola, ecc. O nei paesi non colpiti dall’embargo, come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta made in Bielorussia, ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera e ‘reggianito’ di origine brasiliana o argentina”.

CONFAGRICOLTURA: ATTUARE UN PIANO DI EMERGENZA

Anche Confagricoltura esprime preoccupazione anche per i risvolti del conflitto. Per questo propone “un piano di emergenza per il settore agroalimentare, coordinato dalla Commissione europea, per assicurare la continuità dei cicli produttivi e garantire i rifornimenti. Lo squilibrio dei mercati agroalimentari, innescato nel 2014 dall’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, rese necessario un intervento di sostegno del bilancio europeo di un miliardo di euro – ricorda il Presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti –. La situazione e le prospettive attuali sono ben più gravi, tra aumento dei prezzi e vere e proprie carenze di produzione”.

© Riproduzione riservata