Crisi Russia-Ucraina – Le difficoltà per conserve rosse e vegetali

Il Direttore generale di Anicav, Giovanni De Angelis, fa il punto sui problemi che stanno interessando direttamente e indirettamente il mondo delle conserve, a partire dall’olio di semi e dal costo dell’energia

Il conflitto tra Russia e Ucraina influisce in modo negativo su tutti i settori del food&beverage e non solo. Ma cosa accade per il mondo delle conserve rosse e vegetali italiane?

Nonostante la Russia sia da anni un obiettivo di espansione per l’industria italiana – risponde Giovanni De Angelis, Direttore generale Anicav –, il valore dell’export qui è ancora limitato. Per le conserve rosse la Russia vale meno dell’1% a valore, ovvero circa 20 milioni di euro a fronte dei 2 miliardi generati dall’export di polpe, pelati, passate & co. italiani; per i legumi l’incidenza scende allo 0,3%, pari a circa 1 milione di euro. L’influenza dell’Ucraina è ancor più ridotta dal momento che nel paese sono attive industrie di trasformazione del pomodoro. Ciò nonostante, siamo comunque preoccupati per le tantissime problematiche che, anche se indirettamente, ci colpiscono”.

OLIO DI GIRASOLE: QUALE ALTERNATIVA?

A preoccupare l’industria conserviera italiana, infatti, è l’olio di semi, in particolare di girasole, indispensabile per la preparazione dei sottoli ma anche per i sughi e le salse pronte a base pomodoro, che arriva sia dalla Russia sia dall’Ucraina, due dei maggiori paesi produttori. “Stiamo cercando di capire come intervenire – fa sapere De Angelis – per far fronte a questa difficoltà. Fermo restando che la sicurezza alimentare è al primo posto, le strade da perseguire sono solo due: trovare delle fonti di approvvigionamento diverse, soluzione di medio periodo, o utilizzare gli altri oli vegetali esistenti che sono altrettanto validi. Questo secondo caso, che stiamo cercando di portare avanti, è più complesso: cambiare ingrediente a seconda della disponibilità vuol dire modificare di volta in volta l’etichetta. Stiamo immaginando di lavorare per poter essere autorizzati a inserire in etichetta la dicitura ‘mix di oli vegetali’ (girasole, mais, soia, ndr) per superare il problema dell’approvvigionamento. Auspichiamo nella sensibilità delle istituzioni in un momento così particolare”.

COSTI ENERGIA: L’INCOGNITA DELLA PROSSIMA CAMPAGNA

Il post-pandemia ha portato con sé diversi problemi. L’industria conserviera italiana ne ha già fatto i conti la scorsa estate, quando era difficile reperire la banda stagnata e quindi le lattine per confezionare le conserve di pomodoro, problema superato solo grazie a un importante sforzo compiuto dalle imprese, che hanno dovuto riconoscere un maggiore prezzo di acquisto. Pian piano si sono aggiunti gli aumenti dei costi di carta, cartone, tappi e i rincari generalizzati delle materie prime che non risparmiano nulla. “Ora, però – dichiara De Angelis –, il problema dei problemi è il costo dell’energia, in particolare del gas metano, il più utilizzato nei nostri stabilimenti, che apre un mare di incertezze anche sui budget per la prossima campagna. Questi, solitamente, sono i mesi in cui si definiscono i contratti tra l’industria e gli agricoltori, ma i rincari creano forti dubbi su come procedere. Come associazione, stiamo accompagnando le aziende associate per capire come intervenire, ma confidiamo anche in un supporto da parte delle istituzioni”.

Anicav, insieme ai vari player, sta lavorando per capire se è possibile introdurre sistemi bifuel o fonti di energia alternative che mettano al sicuro gli stabilimenti sia dal punto di vista dei costi sia dell’approvvigionamento.

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