Nel futuro del bio italiano ci sono 3 miliardi da investire

Con le risorse del Pnrr, del fondo specifico della legge sull’agricoltura biologica e del piano strategico nazionale della Pac, l’agroalimentare italiano potrà disporre, da qui al 2027, di un sostegno finanziario importante per lo sviluppo del bio
Nel futuro del bio italiano ci sono 3 miliardi da investire

Nel 2022, la progressiva diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie generata dall’inflazione ha avuto una rapida ripercussione anche sui consumi di prodotti bio. L’entità di questi contraccolpi è ancora da quantificare, ma gli operatori avvertono ora più che mai l’esigenza di un maggiore impegno per continuare a mantenere i trend positivi della domanda.

Abbiamo ora di fronte un’occasione strategica per mantenere costante la crescita del biologico – spiega a Food Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio, in un’intervista pubblicata sul Report Healthy e Bio Trends 2022 –. Siamo in una fase di transizione verso l’agroecologia, ed è evidente che dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per mantenere vigorosa l’espansione della produzione bio e per continuare a consolidare l’incremento dei consumi. Strumenti che sono poi sanciti dal Green Deal e dalla strategia Farm to Fork da parte dell’Unione europea”.

Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio

Un’esigenza d’evoluzione che è stata riconfermata proprio dalla crisi. Sistemi fondati sull’agroecologia come l’agricoltura biologica sono infatti più resilienti: ne è un esempio la ricaduta, sull’agricoltura convenzionale, del prezzo dei derivati del petrolio destinati a concimi, fitofarmaci e mezzi tecnici di sintesi chimica. Avere alternative come il biologico, che si basa su prodotti di origine naturale e non fa capo a energie fossili, è un fattore di stabilità.

IL BIOLOGICO È ANTICONGIUNTURALE

Inoltre, prediligendo la filiera corta e i sistemi di produzione e consumo locale, il biologico favorisce la capacità produttiva italiana e quindi l’autosufficienza alimentare del paese.

La spinta verso il bio – afferma Mammuccini – non deve arrestarsi, anzi: oggi, grazie alla legge da poco approvata, abbiamo strumenti nuovi come il marchio ‘Biologico Italiano’, il riconoscimento dei distretti biologici, nonché un fondo per ricerca, formazione e informazione. E ancora sistemi per creare sinergie tra le imprese come reti, organizzazioni di produttori, filiere, oltre all’organizzazione interprofessionale per la tutela del marchio bio”.

Una serie di strumenti, dunque, fondamentali in questa fase di transizione per far crescere il settore, a cui si aggiungono le risorse del Pnrr, del fondo specifico della legge sull’agricoltura biologica e del piano strategico nazionale della Pac. L’agroalimentare italiano potrà disporre, da qui al 2027, di circa 3 miliardi di euro finalizzati specificatamente al biologico, sia per aumentare la produzione, sia per incentivare i consumi.

Sta ora alle istituzioni – sottolinea Mammuccini – mettere in piedi una strategia che ci consenta di spendere bene queste risorse. Queste possono portare a un salto di qualità anche in termini di ricerca e innovazione. Bisogna sempre ricordare che la filosofia del biologico non è il ritorno al passato, ma esattamente il contrario: ci sono innovazioni straordinarie, per esempio nell’ambito del biocontrollo per la difesa delle piante, che possono poi essere mutuate anche dall’agricoltura convenzionale”.

L’agricoltura di precisione, grazie alle tecnologie digitali, e la robotica possono essere strumenti anche nel biologico per garantire l’aumento della produttività nel rispetto dei cicli naturali, nonché per il risparmio delle materie prime e dell’energia.

Siamo quindi in un momento cruciale – continua Mammuccini – abbiamo strumenti e risorse a disposizione, bisogna essere bravi a impostare una strategia che produca ricadute durature in termini di economia e di occupazione soprattutto per le donne e i giovani, che sono molto attratti da questo settore, valorizzando le opportunità e limitando i rischi”.

LA PROPOSTA DI ASSOBIO: UNA PIATTAFORMA DI TRACCIABILITÀ

Anche per AssoBio, l’approvazione della tanto attesa legge italiana sul biologico ha segnato una tappa fondamentale per gli operatori del settore, e non solo.

Si tratta di un passo importantissimo per l’intero paese – commenta Roberto Zanoni, Presidente AssoBioe per la sua capacità di avviare un vero percorso verso la sicurezza alimentare e ambientale. Siamo gratificati dal fatto che tutti i partiti abbiano mostrato grande compattezza votando favorevolmente, in modo bipartisan. Questo significa che anche il mondo politico ha compreso l’importanza della proposta della Commissione europea e il valore di un comparto che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del settore agricolo italiano.”

Roberto Zanoni, Presidente AssoBio

Tra le varie proposte presentate da AssoBio al governo in relazione al varo della nuova legge quella di una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero sia sui prodotti italiani sia su quelli stranieri. Strumento che permetterebbe un salto di qualità nei confronti dei consumatori e favorirebbe la totale trasparenza, dal campo alla tavola.

Anche sul fronte della fiscalità si attendono alcuni provvedimenti di supporto a cominciare dalla possibilità del credito d’imposta, che solleverebbe le aziende bio dal problema dei costi della certificazione, che incidono anche sul prezzo al consumo.

LE CHANCE DEL MARCHIO ‘BIOLOGICO ITALIANO’

Di grande sostegno, soprattutto per l’export, dovrebbe essere l’introduzione del marchio ‘Biologico Italiano’: se regolamentata correttamente, potrà contribuire alla valorizzazione di un made in Italy basato su prodotti di particolare pregio. Ma, in parallelo, si rende necessaria anche una comunicazione mirata ed efficace, che racconti i vantaggi del bio e che formi i consumatori del futuro, responsabili e consapevoli. 

Del resto, gli operatori del settore sentono forte l’urgenza di lavorare ancora molto nel nostro paese per far crescere i consumi, che in Italia sono ancora limitati e modesti in confronto a quelli francesi o tedeschi, con una spesa annua pro capite di poco superiore ai 60 euro. A tale proposito, è importante quindi investire bene anche in informazione e comunicazione, a partire dalle scuole dell’obbligo, fino all’università e al mondo della ricerca.

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