Olio, allarme in Puglia: un’azienda su dieci è a rischio chiusura

Siccità, Xylella e aumento dei costi mettono in crisi la produzione, crollata di più della metà nel 2022. L’allarme di Coldiretti e Unaprol
Olio, allarme in Puglia: un’azienda su dieci è a rischio chiusura

Secondo le ultime stime Ismea, la produzione 2022 di olio extravergine d’oliva pugliese è crollata del -52%. Con 6o milioni di ulivi, la Puglia da sola ospita quasi il 32% di tutta la superficie nazionale coltivata a ulivi, il 4o% di quella del Mezzogiorno e l’8% di quella dell’Unione europea.

La produzione lorda regionale, che vale un miliardo di euro, è dunque a rischio e con essa le rese e la capacità di export di un’intera nazione. Coldiretti e Unaprol lanciano l’allarme: quasi un’azienda olivicola su dieci lavora in perdita e, di questo passo, rischia la chiusura.

LE RAGIONI DELLA CRISI

Il primo grave problema che grava sulla produzione regionale di olio è l’inarrestabile diffusione della Xylella. L’ultima zona rossa è stata dichiarata proprio in questi giorni tra Monopoli e Polignano. Dall’ottobre del 2013, da quando cioè a Gallipoli fu trovata la prima pianta infetta, l’avanzata di questo insetto killer in Puglia non si è mai fermata. Ad oggi ha colpito oltre 8.000 chilometri quadrati di terreni, il 40% del territorio pugliese, con oltre 21 milioni di ulivi infettati, molti dei quali monumentali, e 5.000 posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva.

Ma il vero killer delle olive pugliesi è sempre più la siccità: quella, durissima, di quest’anno, si è andata a sommare alla mancanza di piogge registrata già nel 2021. Una concomitanza che ha dimezzato il numero dei frutti degli alberi fino a renderli di fatto improduttivi.

Infine, anche l’olivicoltura pugliese ha subito l’esplosione dei costi. Secondo i calcoli di Coldiretti e Unaprol, i rincari diretti e indiretti determinati dall’energia vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio nelle campagne. A questo va aggiunto il costo del vetro, che costa oltre il 3o% in più rispetto allo scorso anno, le etichette, aumentate del 35%, i rincari del 45% del cartone e quelli del 6o% della banda stagnata. E mentre i costi crescono, lamentano gli olivicoltori, i ricavi delle imprese scendono, benché il carrello della spesa delle famiglie registri un aumento dei prezzi al dettaglio.

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