Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla pasta

Il recente raccolto di grano si è rivelato inferiore alle attese: colpa delle intense precipitazioni di aprile e maggio, che hanno ritardato la trebbiatura e inciso inevitabilmente sui costi
Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla pasta

Anche quest’anno il meteo ha giocato un ruolo importante nel comparto del grano e, di riflesso, della pasta di semola. Il raccolto è stato inferiore alle attese, confermando tra l’altro un’inversione di tendenza: la scorsa estate, in alcuni areali del centro-nord, la raccolta del grano duro ha anticipato quella del grano tenero, laddove di solito avviene il contrario. 

Lo rileva l’Espresso, che ha intervistato Massimo Menna – alla guida del Pastificio Garofalo e Presidente del Consorzio di Tutela della Pasta di Gragnano, che proprio questo fine settimana celebra la decima edizione della manifestazione dedicata all’unica Igp del comparto – e Giovanni Battista Girolomoni, Presidente della Gino Girolomoni Cooperativa Agricola di Isola del Piano (Pu)

IL RUOLO DEL CLIMA

Menna conferma al settimanale le criticità che i cambiamenti climatici hanno determinato su quantità e qualità del grano. Quest’anno, per esempio, le intense piogge primaverili hanno vanificato le previsioni di un raccolto abbondante. Alla riapertura, le Borse Merci di Bari e Foggia hanno segnato una flessione nelle quotazioni del grano tra i 43 e i 60 euro a tonnellata.

Dal canto suo, Girolomoni aggiunge che la trebbiatura ha subito un ritardo di 15-20 giorni sulla tabella di marcia e la resa, in sede di molitura, si è rivelata piuttosto scarsa, dopo un biennio assai prolifico. Alla cooperativa che presiede – e che impiega solo grano biologico e conta un molino e un pastificio attiguo ai campi (4mila ettari coltivati a grano duro e 500 a grani antichi come Senatore Cappelli o Khorasan Graziella Ra) – aderiscono trecento associati marchigiani, cui va aggiunto un centinaio di aziende in filiera. L’imprenditore fa notare che il prezzo a scaffale di un pacchetto di pasta è aumentato peraltro “solo” di 30 centesimi. Un ritocco non eccessivo, considerando che si tratta di un prodotto realizzato con grano bio 100% italiano.

UNA PRODUZIONE ENERGIVORA

Alle problematiche legate alle bizze del clima vanno comunque aggiunti i costi legati a un’attività energivora come quella della molitura e della produzione. In chiave green, la cooperativa marchigiana ha investito in una moderna caldaia a legna, mentre l’essiccazione è effettuata a temperature non elevate. 

Girolomoni conclude aggiungendo un terzo fattore critico, ovvero la concorrenza della Turchia, che si può avvalere di forti scorte di grano, mentre la pasta è regolamentata in modo diverso rispetto all’Italia. Basti pensare che in quel Paese è possibile utilizzare anche grano tenero in percentuali variabili. Il che, per fortuna, mantiene la produzione turca a un livello qualitativo inferiore rispetto alla pasta italiana. Almeno su questo non temiamo rivali.

© Riproduzione riservata