Dop economy, cinque formaggi nella top ten

I dati dell’ultimo rapporto Ismea-Qualivita confermano la centralità dei formaggi Dop italiani
Dop economy, cinque formaggi nella top ten

I dati pubblicati nell’ultimo rapporto Ismea-Qualivita ribadiscono il ruolo chiave dei formaggi Dop nel panorama del food made in Italy. Con 5,2 miliardi di euro di valore alla produzione (dato 2022, +11,6% vs 2021) e 8,6 miliardi di valore al consumo (+7,6%), i formaggi oggi pesano per oltre il 59% sul settore Dop e Igp e rappresentano ben la metà dei prodotti della top 10 per fatturato. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala Campana, Pecorino Romano e Gorgonzola sono, con un valore di 4,7 miliardi, tra i principali portabandiera del settore in tutto il mondo.

Molte sfide ci attendono ancora nel 2024, a partire dalla valorizzazione delle nostre eccellenze nella ristorazione italiana ed estera e negli scaffali dei supermercati, fino al contrasto dell’Italian sounding e delle etichette scorrette che disinformano il consumatore. Oggi, grazie alla riforma delle indicazioni geografiche e al supporto del governo siamo certi che potremo combattere con più forza per difendere un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo, come dimostrato anche dalla riconferma del primato mondiale dei formaggi italiani nella classifica di Taste Atlas”, afferma Antonio Auricchio (nella foto), Presidente Afidop – Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp.

NON SOLO FORMAGGI: LA DOP ECONOMY CONTINUA A CRESCERE

Nel complesso, nel 2022 il settore degli alimenti e bevande Dop e Igp ha superato per la prima volta la soglia dei 20 miliardi di euro, assicurando un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano.

Il comparto food ha sfiorato sfiora i nove miliardi (+9%), mentre quello vitivinicolo ha superato gli 11 miliardi (+5%). Risultati importanti, seppure in parte condizionati dalla spinta inflattiva, che testimoniano la notevole solidità della Dop economy nazionale: un sistema organizzato che conta 296 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura e oltre 195.000 imprese delle filiere cibo e vino, con un numero di rapporti di lavoro stimati a 580.000 unità nella fase agricola e a 310.000 in quella di trasformazione.

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