2024, l’incertezza domina nell’agenda dei Ceo

Secondo l’AlixPartners Disruption Index la maggioranza degli executive globali ritiene che la propria azienda non si stia evolvendo abbastanza velocemente da poter affrontare i cambiamenti in atto
2024, l’incertezza domina nell’agenda dei Ceo

Tensioni geopolitiche, elezioni americane, intelligenza artificiale. Sono questi i principali fattori che preoccupano i Ceo a livello mondiale e che rappresentano le sfide per il 2024. È quanto emerge dalla quinta edizione dell’AlixPartners Disruption Index, l’indagine realizzata annualmente dalla società di consulenza globale, che nel 2023 ha intervistato più di 3.000 Ceo e dirigenti senior dei principali paesi a livello mondiale (Stati Uniti, Canada, Uk, Germania, Francia, Italia, Svizzera, Cina, Giappone, Arabia Saudita ed Emirati Arabi) con l’obiettivo di analizzare l’entità, la complessità e l’impatto della disruption sulle organizzazioni, le forze che muovono aziende, mercati, reti di valore e modelli operativi come risultato di cambiamenti economici, sociali, ambientali, politici, normativi o tecnologici in atto a livello mondiale.

Dall’indagine condotta risulta che i Ceo e i C-Level delle aziende guardano al 2024 con incertezza e preoccupazione: dopo aver affrontato negli ultimi tre anni pandemia, instabilità nelle catene di approvvigionamento, carenza di lavoratori e inflazione, ora si intensificano a livello globale eventi che sfuggono al loro controllo, come le guerre in Ucraina e Gaza, le elezioni presidenziali americane e i continui attriti con la Cina.

“Stiamo entrando in una nuova era di forze disruptive post pandemiche, più a lungo termine e meno controllabili. Anche se la nostra ricerca mostra che un numero crescente di leader si sente più fiducioso nella propria capacità di gestire la disruption, è altrettanto vero che la maggioranza dei Ceo ritiene che la propria azienda non si stia evolvendo abbastanza velocemente da poter affrontare i cambiamenti in atto” ha dichiarato Stefano Aversa, Emea Chairman e Global vice-chairman AlixPartners.

L’ansia rimane prevalente tra i Ceo, con quasi il 60% che teme di perdere il proprio posto di lavoro a causa della disruption. Quasi tutti gli amministratori delegati prevedono di dover rivedere i propri modelli di business nel 2024 e il 63% dei business leader dichiara che li cambieranno in modo significativo nei prossimi mesi.

IMPATTO AI, ITALIANI I PIÙ OTTIMISTI

Circa un terzo dei Ceo intervistati identifica l’intelligenza artificiale come la tematica digitale più importante da attenzionare quest’anno. Sebbene il 59% dei dirigenti stia attualmente investendo nell’intelligenza artificiale generativa, solo il 28% riferisce che l’Ai è completamente integrata nelle proprie organizzazioni e nei propri flussi di lavoro.

I dirigenti delle aziende italiane guardano con più fiducia all’intelligenza artificiale rispetto ai colleghi degli altri Paesi: l’86% si dichiara ottimista riguardo all’impatto che l’Ai avrà sulle loro imprese, il valore più alto a livello globale. Il 60% (rispetto al 49% a livello globale) dichiara di essere all’avanguardia o addirittura leader nel proprio settore per quanto riguarda l’utilizzo della Gen Ai, mentre il 74% (vs. 59% a livello globale) conferma che le proprie aziende stanno attualmente investendo in piattaforme o applicazioni di intelligenza artificiale generativa.

“Nell’ambito delle sfide percepite, l’intelligenza artificiale generativa costituisce l’unica vera opportunità di disruption, e quella che le aziende possono proattivamente gestire: guerre ed elezioni americane sono fenomeni esogeni, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa è una scelta aziendale discrezionale: anche in questo caso meglio sarebbe essere disruptors piuttosto che disrupted – ha osservato Dario Duse, Italy country Leader AlixPartners –. Le implicazioni a livello business possono essere molteplici e contemporanee: crescita della produttività, miglioramento della customer experience e del customer service, nuovi vettori di crescita dei ricavi e di creazione del valore, soprattutto per quelle organizzazioni che sapranno riconoscere e sfruttare al meglio le sue potenzialità. Il segnale positivo è che l’Italia risulta essere il paese dove questo risulta più chiaro al top management, che nel 70% dei casi vede proprio l’AI e l’evoluzione tecnologica come la principale opportunità nella nutrita lista di disruptive forces”.

Nonostante una visione generalmente più ottimistica riguardo al futuro, permane comunque anche tra i top manager italiani una sensazione di incertezza: il 75% degli intervistati (15 punti in più della media) sostiene che è sempre più difficile capire a quali forze dirompenti dare priorità, mentre particolare preoccupazione destano i tassi di interesse (40%), la deglobalizzazione e il protezionismo (34%) e l’invecchiamento della popolazione (31%).

FOOD&BEVERAGE, LA GENZ DETTA LE TENDENZE

Nel food&beverage le principali tendenze in atto spinte soprattutto dalla GenZ sono: la maggiore attenzione alla sostenibilità, la certificazione della filiera e la localness. Quanto ai canali è da evidenziare la spinta sia dell’out of home che del delivery nelle abitudini di consumo. “L’avvicendamento delle generazioni di consumo sposta equilibri valoriali e di percezione dei brand – dichiara Lorenzo Novella, Partner AlixPartners –. La Generazione Z è meno fedele ai brand e tende a percepire come meno netta la distanza con le marche del distributore. Predilige il rapporto diretto con le aziende, un fattore che dovrebbe spingere queste ultime all’adozione delle nuove tecnologie per proporre experience coerenti con le aspettative”.

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