Materie prime, l’ago della bilancia

Nel 2023 i prezzi delle commodity e quelle delle voci correlate alla trasformazione industriale e ai trasporti hanno già fatto registrare importanti flessioni. Il 2024 però si apre sotto il segno di più incognite, che potrebbero interrompere il trend deflattivo
Materie prime, l’ago della bilancia

L’ultimo triennio ha segnato uno spartiacque. Prima la pandemia, con il fermo dei trasporti e quindi delle catene di fornitura globali, poi lo scoppio del conflitto russo-ucraino e il conseguente ripensamento del modello della globalizzazione che ha guidato e scandito gli ultimi decenni, hanno modificato il modo di agire e programmare delle aziende. Comprese quelle del comparto agroalimentare, che di questo scenario trasformativo sono, volenti o nolenti, protagoniste assolute.

Il punto è però che nel corso dei mesi l’incidenza sui mercati di questi avvenimenti si è progressivamente trasformata, creando non di rado cambiamenti anche significativi. L’inizio di questo 2024 suggerisce quindi l’opportunità di scattare un’istantanea della condizione attuale, sulla base della quale cercare poi d’immaginare che cosa può attenderci. Un esercizio per nulla banale, che può trovare una valida bussola nell’analisi, precisa e tangibile, dei numeri. L’andamento dei prezzi delle commodity, tanto di quelle legate strettamente al settore del food&beverage quanto di quelle correlate ai costi industriali e di trasporto, rappresenta infatti il benchmark più concreto, e probabilmente più attendibile, sul quale manager e imprenditori dell’alimentare possono costruire le strategie di sviluppo del prossimo futuro. Non a caso sono indicati dalle stesse aziende come i fattori che più hanno impattato sull’operatività aziendale nel 2023.

Proprio da qui, dunque, prende le mosse questa nostra inchiesta, che punta a mettere sotto la lente i trend dei prezzi delle materie prime, rilevando tanto gli elementi di continuità quanto quelli di frattura intervenuti ‘in corso d’opera’. E provando a disegnare i possibili sviluppi che ci riserva l’anno appena iniziato.

ALIMENTARI IN DISCESA

Il primo dossier a dover essere analizzato è naturalmente quello relativo agli ingredienti che costituiscono il cuore della produzione del comparto: le materie prime alimentari. E qui, le notizie sono in verità piuttosto confortanti.

A livello globale, l’indice Fao ha fatto segnare nel 2023 una contrazione dei prezzi del -13,7% rispetto al valore medio del 2022, complice anche il risultato di dicembre, mese che incassa una flessione del -1,5% rispetto a novembre e del -10,1% rispetto a dicembre 2022. Un risultato incoraggiante, dunque, destinato ad acquistare ancora più significato se si considera che il trend complessivo rappresenta il frutto di cali generalizzati, fatti riscontrare dalla gran parte delle merceologie. I numeri parlano chiaro. I cereali – dice sempre la Fao – hanno beneficiato di una riduzione del -15,4% rispetto alla media del 2022, complice l’impulso dato da mercati globali ben forniti.

“Il mais, principale benchmark del comparto, grazie a una campagna 2023/24 da record negli Usa, affiancata da rimbalzi produttivi in Ue e Ucraina, e da un’elevata offerta sudamericana, ha visto una ricostruzione delle scorte globali, che ha generato riflessi positivi sui prezzi – conferma Enrica Gentile, founder e Ceo Areté –. Frumento tenero e duro hanno poi potuto beneficiare di un’elevata offerta russa e turca, proposta peraltro a prezzi molto competitivi, anche in virtù della debolezza delle valute locali, facendo così registrare cali rispettivamente pari al -40% e -30 per cento. E ancora, nel mercato del riso un aumento dell’offerta globale e italiana, cui si è affiancata una leggera contrazione della domanda, ha portato a un ritracciamento dei prezzi delle varietà japonica, il Carnaroli, passato da una quotazione di fine 2022 vicina a 3.000 €/t agli attuali 1.800 €/t”.

Ancora più evidenti sono stati i cali sugli oli vegetali che, secondo la Fao, archiviano l’anno appena concluso con una contrazione del -32,7% rispetto a quello precedente, “spinti soprattutto – ricorda Gentile – da una grande abbondanza di olio di girasole proveniente dal Mar Nero e da un riequilibrio dei fondamentali sul mercato dell’olio di palma”. E buone notizie vengono anche da prodotti lattiero-caseari che, sempre stando all’indice Fao, decrementano del -16,1% rispetto al 2022, e dalla carne, che flette del -1,8 per cento.


L’immagine di copertina è opera di Silvia Venturi

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