
Un patrimonio di quasi 1,6 milioni di alveari e 80 miliardi di api a rischio: è l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione dell’ultima Giornata mondiale delle api, quest’anno dedicata al ruolo cruciale degli impollinatori nella produzione alimentare. L’appello chiede di acquistare miele italiano per sostenere gli apicoltori nazionali e salvare un settore in crisi.
Secondo l’analisi Coldiretti su dati dell’Osservatorio Miele, il 2024 ha registrato una produzione nazionale stimata in 21.850 tonnellate, in lieve calo rispetto al 2023. Per la prima volta si osserva anche una leggera flessione nel numero degli alveari, invertendo il trend di costante crescita degli ultimi anni. Un dato preoccupante, soprattutto se si considera che quasi il 90% delle specie di piante da fiore selvatiche e il 75% delle specie agrarie dipendono dall’impollinazione animale per la loro riproduzione, come evidenziato da Ispra.
API: LE CAUSE DELLA CRISI
La crisi del miele italiano è multifattoriale. I cambiamenti climatici giocano un ruolo preponderante: escursioni termiche e piogge abbondanti hanno azzerato o ridotto drasticamente le produzioni dei principali mieli primaverili su tutto il territorio nazionale. La mancanza di nettare ha costretto gli apicoltori a frequenti e costosi interventi di alimentazione di soccorso, con perdite invernali di api che hanno raggiunto il 30%. Un trend che si è protratto anche nel 2025, con una stagione apistica caratterizzata da un meteo variabile che ha limitato le prime fioriture.
A pesare sull’Alveare Italia sono anche le importazioni di miele straniero. Nei primi due mesi di quest’anno sono arrivati in Italia 5,4 milioni di chili di prodotto estero, di cui oltre un terzo proveniente da paesi extra UE.
L’APPELLO: SCEGLIERE ITALIANO E LCONTROLLARE L’ETICHETTA
“Per sostenere un settore che coinvolge molti giovani e garantire il fondamentale lavoro delle api nelle nostre campagne è importante scegliere miele di origine nazionale”, sottolinea Veronica Barbati, Presidente dell’Associazione apicoltori della Coldiretti. Un’opportunità favorita dalla recente direttiva UE che ha introdotto un’etichetta più chiara. Tuttavia, Barbati evidenzia una lacuna: “Non è purtroppo ancora previsto l’obbligo di dichiarare l’origine del miele utilizzato nei trasformati: origine che solo alcune aziende dichiarano volontariamente”.