
L’export dei distretti agroalimentari italiani ha raggiunto un nuovo record nel 2024, superando i 28 miliardi di euro con un incremento del 7,1% rispetto all’anno precedente. Il dato emerge dal Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2024 curato dal research department di Intesa Sanpaolo.
I distretti contribuiscono per il 42,5% al valore totale dell’export del settore agro-alimentare italiano. Intesa Sanpaolo supporta il settore attraverso la Direzione agribusiness, parte della divisione Banca dei territori, che ha erogato due miliardi di euro a medio e lungo termine nel 2024. La banca affianca 172 filiere agroalimentari attraverso il programma Sviluppo filiere, che coinvolge oltre 8.200 fornitori strategici e 80.000 clienti.
DISTRETTI AGROALIMENTARI: L’ANDAMENTO PER FILIERA
La filiera dell’olio ha mostrato un progresso del 40,9% sui mercati esteri. Il distretto dell’Olio toscano è cresciuto del 43,5%, in particolare verso gli Stati Uniti (+43,5%) dove indirizza oltre il 40% del suo export. Incrementi a due cifre anche per l’Olio umbro (+26,5%) e l’Olio e pasta del barese (+47,6%). La filiera dell’olio presenta una notevole esposizione verso il mercato Usa, con un peso sull’export complessivo del 32,7%, a fronte di una media del 12,9% per l’insieme dei distretti agroalimentari.
La filiera della pasta e dolci ha incrementato l’export del 7,8%. Il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo ha registrato un aumento di 304 milioni di euro (+16,5%). L’export dei Dolci e pasta veronesi è aumentato del 12,6%.
I distretti vitivinicoli hanno superato i 6,7 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del 4%. Il distretto Vini di Langhe, Roero e Monferrato ha segnato un leggero calo (-1,7%), mentre i Vini del Veronese (+9,2%), i Vini dei colli fiorentini e senesi (+9,8%) e il Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+7,3%) hanno mostrato dinamiche positive. La filiera vitivinicola esporta circa un quarto (23%) del suo export complessivo verso il mercato americano, con percentuali che raggiungono il 43% per i Vini e distillati di Trento e il 38% per i Vini dei colli fiorentini e senesi.
La filiera agricola ha totalizzato oltre 4,1 miliardi di euro di export, in crescita del 4,7%, con eterogeneità nei risultati distrettuali. Il distretto Ortofrutta romagnola ha raggiunto 689 milioni di euro (+14,9%). Le Mele dell’Alto Adige hanno segnato un incremento del 18,9%. La Nocciola e frutta piemontese ha continuato a calare (-15,2%).
Anche la filiera delle conserve ha contribuito alla dinamica dell’export distrettuale, con un +3,5%. Le Conserve di Nocera, principale distretto della filiera, hanno mostrato stabilità.
In accelerazione nell’ultimo trimestre 2024, la filiera carni e salumi ha chiuso l’anno con un incremento del 5,3%. Risultati in crescita per Carni di Verona (+6,3%) e Salumi del modenese (+5,2%), con un incremento a due cifre per i Salumi dell’Alto Adige (+13,9%).
La filiera lattiero-casearia è avanzata del 6,1%, con un aumento di 146 milioni di euro. Il Lattiero-caseario parmense ha contribuito per quasi 111 milioni (+31%), esportando il 25% delle vendite estere verso gli Usa. Il Lattiero-caseario sardo (+1,4%) è maggiormente esposto sul mercato americano, con il 72% del totale esportato.
La filiera del caffè è cresciuta del 9,5%. I distretti che la compongono hanno mostrato dinamiche positive: Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+7,1%), Caffè di Trieste (+15,5%) e Caffè e confetterie del napoletano (+10,7%).
La filiera del riso è l’unica a chiudere il 2024 in territorio negativo (-1,7%). Il distretto del Riso di Pavia è calato dell’1,6%, quello del Riso di Vercelli dell’1,7%.
Il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano ha registrato un progresso del +10,8%.
DESTINAZIONI DELL’EXPORT
Nel 2024, la Germania si conferma il primo partner commerciale per i distretti agroalimentari italiani, con una crescita dell’export del 6,9%. Seguono i flussi verso la Francia (+4,8%) e il Regno Unito (+0,4%).
Gli Stati Uniti si confermano la destinazione con la crescita maggiore, con un incremento di importazioni dall’Italia del 14,9%. Questo aumento si è verificato in tutti i trimestri dell’anno, anche se i dazi introdotti ad aprile 2025, poi parzialmente sospesi, potrebbero impattare comparti come olio, vino e latticini. Tuttavia i prodotti italiani venduti negli Usa, spesso di nicchia, legati al territorio e con certificazioni Dop/Igp, potrebbero mostrare una minore sensibilità alle variazioni di prezzo rispetto a quelli di altri competitor, essendo apprezzati da una clientela con reddito elevato.
Le economie emergenti hanno offerto un contributo significativo alla crescita dell’export dei distretti agroalimentari italiani, aumentando del +7,7% nel 2024 contro il +6,9% delle economie avanzate. Rappresentano il 20% dell’export totale. La Polonia (+15,3%), la Romania (+15,2%) e la Cina (+9,7%, con uno sprint nel quarto trimestre al +16,9%) sono tra i paesi che hanno contribuito maggiormente a questa crescita.