
Chi di noi non ricorda la bellissima scena del film “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” in cui Jessica Rabbit, la procace fidanzata del coniglio, si lamentava dicendo: “Io non sono cattiva, è che mi disegnano così”. Beh, dai, la moderna distribuzione non è così procace, ma si trova nella medesima situazione di Jessica: l’asimmetria inversa di percezione rispetto all’aumento dei prezzi nei diversi settori economici è infatti inequivocabilmente evocativa ed esplicativa di questa situazione. Tutti noi, ogni giorno, monitoriamo l’inflazione in acquisto, tramite piattaforme nazionali ed internazionali, studiando il costo sia delle materie prime sia delle attività accessorie alla produzione e siamo chiaramente consci delle forti dinamiche inflative occorse nei mesi scorsi. Se però dovessimo riferirci ai primi mesi del 2025, vi sono alcune distonie (soprattutto mediatiche) che mi lasciano decisamente perplesso.
UNA RESPONSABILITÀ SOCIALE
Nel nostro settore del Fmcg, le usuali fonti ufficiali (NIQ) mostrano chiaramente che l’inflazione alla vendita nei primi tre mesi è stata del 1,8%, oltremodo mitigata in punto di vendita da un aumento sia della pressione promozionale sia della profondità delle pro- mozioni medesime, che permettono ai clienti della moderna distribuzione di comprare in taglio prezzo oltre un quarto dei prodotti in assortimento.
A fronte di questa inflazione rilasciata ai clienti, gli aumenti di listino dei nostri partner dell’industria (sebbene nominali) sono stati molto, ma molto più alti. E ancora una volta la moderna distribuzione si è dimostrata socialmente responsabile, inglobando il differenziale, comprimendo la propria marginalità.
I RINCARI CHE COLPISCONO I CONSUMATORI
Al contrario, direbbe sempre Jessica, nei settori caratterizzati da dinamiche semi-oligopolistiche, come energia elettrica, gas, assicurazioni, telefonia e pedaggi autostradali (giusto per citare le evidenze maggiormente marcate) si registrano aumenti decisamente più consistenti, anche di molto superiori al tasso di inflazione ufficiale. Qualche esempio di questi primi mesi del 2025?
- energia elettrica: aumento del 44% (il prezzo medio all’ingrosso è oggi a 143 euro per megawattora);
- gas: aumento di circa 3% (solo nel mese di febbraio);
- rc auto: +6,19% (una media nazionale di 644 euro annui);
- telefonia: aumenti medi da 1 a 3 euro mensili (fino al 10% rispetto alle tariffe precedenti);
- caffè al bar e brioches: rispettivamente +19% (una tazzina mediamente costa 1,22 euro) e +48,8% (mediamente una brioche semplice costa 1,80 euro).
LA TEORIA DEL MERCATO PERFETTO
Che dire? Sicuramente i contesti economici sono differenti tra loro. Nella moderna distribuzione, obtorto collo o meno, è come se vivessimo in una sorta di mercato di concorrenza perfetta, basata sulla trasparenza assoluta e sull’assoluto libero mercato. Ben sappiamo che questa teoria è un concetto chiave in economia, caratterizzata da una serie di caratteristiche che connotano, quasi esaustivamente il Fmcg:
- atomicità, ossia un numero elevato di acquirenti (retail) e venditori (supplier), ciascuno troppo piccolo per influenzare il prezzo nel lungo periodo;
- omogeneità del prodotto: i beni offerti sono identici, senza differenze qualitative. Ciò vale per i prodotti commodities, meno per la Mdd e molto meno per i freschi/freschissimi;
- trasparenza delle informazioni: la logica di pricing è evidente a tutti, sempre, essendo prezzi pubblici per i consumatori;
- libera entrata e uscita dal mercato: nessuna barriera impedisce nuovi concorrenti di entrare (speriamo no Mercadona) o uscire dal mercato.
La teoria del mercato perfetto descrive un ideale che raramente si realizza in toto, ma offre un modello utile per valutare la trasparenza e la concorrenzialità dei mercati reali. Sebbene la moderna distribuzione ne incarni l’essenza, a livello mediatico vi è ancora invece molta ritrosia a identificare e correggere le distorsioni prodotte dai mercati oligopolistici o monopolistici.
Perchè la notizia dell’aumento di 20 centesimi di un chilo di pasta semola secca (con cui si gusta una bella pastasciutta in 10 persone) fa più clamore di decine di euro d’aumento negli abbonamenti di Sky, Netflix, Spotify o Amazon Prime? Jessica, credimi: non sei cattiva, per niente. Hai solo bisogno di più autorevolezza e voce politica. Ma arriverà anche questo momento.