
Il 2024 si è chiuso con risultati eccellenti per l’export dei salumi italiani: +9,5% in valore, +12,9% in quantità. Un traguardo che vale 2,37 miliardi di euro e 229.888 tonnellate esportate. Secondo i dati presentati nel corso dell’Assemblea annuale di Assica, tenutasi a Bruxelles nell’ambito della campagna europea Trust Your Taste – Choose European Quality, l’industria dei salumi si conferma tra le più dinamiche dell’agroalimentare italiano.
Crescono, infatti, le spedizioni all’estero di tutti i principali segmenti. Brilla il prosciutto crudo stagionato, che supera la soglia del miliardo di euro esportati (+8,5% in valore). In forte ascesa anche salami (+14% in volume), mortadella e wurstel (+15,1% in valore), prosciutto cotto (+15,3% in quantità). Tra i mercati top: Francia, Germania e soprattutto Stati Uniti, con arrivi di salumi italiani per 20.188 tonnellate (+19,9%) e un giro d’affari pari a 265,1 milioni di euro (+20,4%).
LA SPINTA DELL’ESTERO NON BASTA
Sul fronte nazionale, il quadro è più fragile. I consumi interni calano per il secondo anno consecutivo: -1,3% la disponibilità totale, -1,3% il consumo pro-capite (16,5 kg). Perdono quota, quindi, i consumi dei prodotti principali: prosciutto crudo (-2,8%), cotto (-0,7%), salami e mortadelle. Unica eccezione è rappresentata dalla bresaola (+6,2%).
PREZZI ALTI, CONSUMI RIDOTTI
I costi di produzione restano elevati. Le famiglie italiane, colpite dall’inflazione e dal calo del potere d’acquisto post Covid, hanno modificato le abitudini di spesa. Anche se l’inflazione rallenta, la ripresa resta debole. “L’industria dei salumi – commenta Lorenzo Beretta, Presidente Assica – conferma la propria capacità di competere sui mercati internazionali. Ma occorre riflettere sui cambiamenti nelle abitudini alimentari dei consumatori italiani, promuovendo al contempo una comunicazione più incisiva sulla qualità, la sicurezza e il valore culturale dei nostri prodotti”.
LE MINACCE ESTERNE
Al rallentamento interno si sommano i rischi sanitari e geopolitici. La Peste Suina Africana continua a minacciare la filiera. Si aggiungono le preoccupazioni per l’Afta Epizootica e per i dazi e i conflitti in Medio Oriente, che potrebbero replicare lo shock energetico del 2022. “Una situazione simile a quelao generata della guerra in Ucraina – avverte Beretta – con la conseguente impennata dei prezzi energetici, sarebbe difficilmente assorbita dalle famiglie italiane. Auspichiamo fortemente che questi scenari non si concretizzino e che vengano introdotte tutte le risorse per sostenere la nostra economia e il nostro settore”.