Granterre, da Parmacotto più spinta alla marca

L'integrazione del brand iconico del prosciutto cotto accelererà il processo di crescita del gruppo, con l'obiettivo di superare i 2 miliardi di euro di fatturato in tre anni
Granterre, da Parmacotto più spinta alla marca

Filiere complesse come quelle di salumi e formaggi richiedono strutture solide alle spalle, in grado di fronteggiare gli shock del mercato, dalla volatilità dei costi alla stagnazione dei consumi. Senza perdere di vista le risorse da investire in innovazione, efficienza e mercati internazionali. Il Gruppo Granterre, già dal 2019 con l’integrazione tra Parmareggio e GSI si era strutturato per garantire solidità e competitività, una mossa che a distanza di sei anni si è rivelata vincente.

“La scelta era basata sulla convinzione che insieme si potesse crescere più velocemente del mercato – dichiara Maurizio Moscatelli, Amministratore delegato Gruppo Granterre –. E così è stato. Partendo da 1 miliardo di fatturato proforma nel 2019, di cui 250 milioni di export, oggi abbiamo superato 1,7 miliardi con un export di oltre 550 milioni. L’unione permette di generare efficienze e risorse da dedicare a sviluppo, innovazione e apertura di nuovi mercati”.

Con Maurizio Moscatelli approfondiamo la strategia e le prospettive del Gruppo, in particolare alla luce della recente integrazione con Parmacotto e delle sfide che il mercato dei salumi e formaggi sta affrontando.

Con l’operazione Parmacotto andrete a costituire il più grande polo dei salumi in Italia. Come si compone questa nuova struttura e a che punto siete con l’integrazione?

Il perimetro dei salumi, includendo Parmacotto e Salumifici Granterre, si allargherà significativamente. Il piano triennale al 2027 prevede di superare 2 miliardi di euro di fatturato, progredendo a un tasso di crescita annuo di circa il 5%, un obiettivo ambizioso in presenza di un mercato flat, se non in flessione.

Qual è la ragione strategica dietro questa operazione?

Parmacotto è un brand iconico, uno dei primi tre nel mondo dei cotti in termini di awareness sul consumatore italiano. L’operazione mira a unire la forza produttiva di Granterre, al primo posto in termini di volumi, con quella del brand Parmacotto.

Come si configurerà il nuovo portafoglio brand?

Parmacotto sarà potenziato come brand iconico per tutta la parte dei cotti e alcune categorie adiacenti. Sarà inserito comunque all’interno del mondo GranTerre, che avrà il ruolo di “federatore” per i diversi brand sia nei salumi che nei formaggi. Il percorso di Parmacotto sarà simile a quanto fatto con Parmareggio nel Parmigiano Reggiano.

A livello di governance, come sarà strutturato il Gruppo?

Sicuramente per tutto il 2025 e buona parte del 2026 rimarranno due legal entities separate. Fin da subito, tuttavia, verranno ottimizzate le risorse, sia lato ricavi che lato costi. È stato avviato un piano che prevede la realizzazione di sinergie per un valore di 12 milioni di euro nell’arco del triennio.

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