
Ha certamente poco in comune con i personaggi dalla identità definita dei romanzi ottocenteschi. Piuttosto, rimanda al viso scomposto dei protagonisti dei quadri di Picasso. È il ritratto del consumatore del 2025 che emerge dalla overview sulle nuove tendenze in fatto di cibo e bevande, fotografate da Mintel.
L’istituto di ricerca rileva, infatti, come le propensioni all’acquisto dello shopper europeo si nutrano di suggestioni diverse e variegate, a volte perfino in conflitto tra loro. Suggestioni di cui le aziende del settore faranno bene a tenere conto nel disegnare i propri piani di sviluppo e innovazione. Puntando i riflettori principalmente su quattro ambiti.
IL VALORE NUTRIZIONALE
Il primo ambito è rappresentato dall’attenzione riposta al valore nutrizionale di ciò che si porta a tavola. “A partire dal 2015 – osserva Alice Pilkington, Principal analyst Mintel – è aumentato l’interesse verso un’alimentazione sana. Poi, la pandemia legata al Covid 19 ha impresso un ulteriore boost al fenomeno, spingendo i consumatori ad assumere più informazioni sulle caratteristiche del cibo e delle bevande che acquistano”.
Ma qui si è creato paradossalmente un corto circuito. “I brand del settore – spiega Pilkington – hanno reagito rilasciando sulle confezioni dei propri prodotti una quantità sempre più rilevante di indicazioni legate alla salubrità del contenuto”. E così hanno generato una sovrabbondanza di notizie che, nella prospettiva del destinatario, si è trasformata in una vera e propria abbuffata informativa. Che a sua volta ha prodotto un forte senso di disorientamento. I dati lo confermano: Mintel rileva che ben il 41% degli intervistati nel Regno Unito trova difficile fare scelte alimentari sane davanti allo scaffale. E da qui la richiesta sempre più netta e potente di semplificazione.
“Lo shopper – osserva Pilkington – chiede oggi messaggi nutrizionali chiari e diretti”. Ciò non significa che l’attenzione. verso il tema sia superata. Tutt’altro. Significa, piuttosto, che occorre fornire le indicazioni giuste. Ovvero, quelle che aiutano a orientare verso prodotti capaci di contribuire fattivamente a mantenersi in forma. In buona sostanza, si tratta – dice Mintel – di esaltare la presenza nell’offerta dell’industry di frutta, verdura, fibre e proteine. Questi sono del resto i driver più significativi che guidano i consumatori europei davanti allo scaffale. Compresi quelli italiani: secondo le rilevazioni di Mintel, infatti, ben il 45% dei nostri connazionali è influenzato nelle sue scelte di acquisto dai valori nutrizionali del prodotto, il 31% dal contributo assicurato dall’assunzione di fibre vegetali, il 24% dall’apporto di vitamine e minerali, l’11% dall’alto contenuto proteico.
La direzione pare, insomma, tracciata. Ma come trasferirla sul piano operativo? Mintel suggerisce alle aziende di seguire tre “ricette”: evidenziare il link tra la propria offerta e i benefici ottenuti sul fronte delle prestazioni sportive, sottolineare la capacità dei propri prodotti di assicurare longevità, rassicurare attraverso evidenze scientifiche.
LA MEDICALIZZAZIONE DEI PASTI
Tre consigli che potrebbero rivelarsi utili tanto più che, guardando avanti, il trend sembra destinato a irrobustirsi. E questo per due ragioni. Innanzitutto, perché è sempre più condivisa la crociata contro gli alimenti ultra-processati che porta, per naturale conseguenza, a ingrossare le fila di chi pone attenzione alla salubrità della propria dieta. In secondo luogo, vanno considerati i farmaci agonisti del recettore GLP-1, che promettono una significativa perdita di peso a chi li assume. Già approvati e in commercio anche in Europa, questi farmaci stanno vivendo una forte espansione negli Stati Uniti. Sebbene non siano ancora largamente diffusi nell’Ue, la loro ascesa oltreoceano rappresenta un banco di prova importante. Basti considerare che secondo Morgan Stanley entro il 2035, saranno utilizzati da ben 24 milioni di statunitensi. Con ripercussioni evidenti sulle loro diete.
L’industria alimentare dovrà, quindi, prendere le misure del fenomeno, introducendo soluzioni ricche di proteine, in grado di limitare il rischio di perdita di massa muscolare che questi farmaci possono produrre. E non parliamo di una prospettiva futuribile: Nestlé ha, infatti, già lanciato nel settembre 2024 la linea Vital Pursuit, pensata proprio per chi utilizza i Glp-1. Ma non è tutto. Occorrerà considerare anche la disponibilità a prezzi sempre più contenuti dei sistemi di monitoraggio della glicemia (Cgm).
Un fatto non banale, perché potrebbe proiettare questi sistemi oltre il perimetro di utilizzo dei malati diabetici, facendoli diventare uno strumento allargato di prevenzione sanitaria a disposizione di tutti coloro che desiderano prendersi cura della propria salute. E spingendo fatalmente la food industry a proporre kit di pasti personalizzati, studiati per aiutare a mantenere i livelli di zuccheri sotto controllo. Ma non solo. L’evoluzione tecnologica, infatti, potrebbe aprire nuovi, interessanti sviluppi. E anche in questo caso sono già visibili i primi segnali del trend. Ne è prova l’app di nutrizione personalizzata Zoe, che si propone di “aiutare a comprendere le risposte del corpo al cibo e a conoscere i microbi buoni e cattivi presenti nell’intestino”.