Giovanni Agostoni, Presidente ICAM. Ritratto formale su sfondo blu.

Icam, puristi per passione

Nonostante la complessità nella filiera del cacao, l'azienda di Orsenigo continua a crescere e a difendere la marginalità attraverso acquisti diretti, innovazione e politica multicanale
Giovanni Agostoni, Presidente ICAM. Ritratto formale su sfondo blu.

Il settore del cacao sta attraversando un periodo di estrema volatilità e incertezza, con prezzi che hanno raggiunto livelli senza precedenti. Questa situazione è in gran parte causata dai cambiamenti climatici, cui si aggiungono fattori struttural legati alla gestione delle piantagioni. Per commentare questo scenario complesso, Food ha incontrato nella sede di Icam a Orsenigo (Co), Giovanni Agostoni, Presidente dell’azienda, giunta alla terza generazione e proiettata su un percorso di crescita fondata su sostenibilità, aumento della produttività nelle piantagioni, relazioni dirette con i coltivatori e innovazione.

Una strategia per garantire lo sviluppo del brand, in Italia e all’estero, nonostante un contesto sfidante. L’azienda, che ha superato i 300 milioni di euro di fatturato nel 2024, prevede di superare i 400 milioni quest’anno e sta pianificando un importante ampliamento produttivo a Orsenigo per raddoppiare la struttura e aumentare la capacità.

Come sta gestendo Icam l’impatto delle criticità legate al mercato del cacao?

Il mercato è segnato da un’incertezza profonda. Nessuno è realmente in grado di prevedere cosa succederà, e siamo tutti in attesa di feedback più consistenti sulle previsioni del main crop, il raccolto principale che inizia a ottobre, in paesi chiave come Costa d’Avorio e Uganda. La motivazione principale di questa situazione è il cambiamento climatico. Gli ultimi cinque anni hanno visto un calo progressivo, poi divenuto drammatico, della disponibilità di fave di cacao per motivi principalmente strutturali.

Questo è dovuto a periodi di siccità durissima, seguiti da piogge torrenziali, che hanno anche determinato l’insorgere di fitopatie che penalizzano ulteriormente la produttività. L’anno scorso, inoltre, i venti caldissimi generati da “El Niño” hanno ulteriormente danneggiato le piantagioni. A questi si sommano fattori strutturali come l’invecchiamento delle piantagioni, spesso gestite in ambito governativo senza adeguata capacità di investimento per il rinnovamento, e un ricambio generazionale non scontato tra i contadini. Su tutto ciò si innesta un fattore speculativo di carattere finanziario, che ha portato le quotazioni a livelli impensabili, con variazioni di 1.000 sterline in un solo giorno. Negli ultimi decenni, un’oscillazione di 300 sterline in un anno era considerata significativa. Fino a pochi anni fa il costo del cacao si aggirava intorno alle 2.500 sterline a tonnellata, mentre attualmente alla Borsa di Londra il prezzo è oltre 8.500 e a dicembre aveva superato quota 9mila.

La nostra strategia si basa su un approccio di lungo termine, che prevede l’aumento della produttività delle piantagioni, collaborando e costruendo relazioni di fiducia con i coltivatori, ai quali riconosciamo un prezzo superiore al valore di borsa, aggiungendo premi significativi se il cacao raggiunge l’eccellenza in termini di qualità.

Quanta materia prima deriva da questo circuito?

Attualmente, oltre il 50% dei nostri acquisti è diretto, una percentuale destinata a crescere. In Uganda, abbiamo più di 180 dipendenti nella nostra società Icam Uganda, che gestisce una struttura completa e rapporti diretti. In Sud America, come in Perù, lavoriamo con cooperative già più progredite nelle pratiche agronomiche. Nonostante lo shortage di cacao, che porta a un invio di materia prima di qualità inferiore, noi non abbiamo modificato i nostri standard: abbiamo anzi aumentato la quota di cacao respinto, mantenendo una qualità elevatissima. Le nostre scelte di modello di business e di filiera non puntano a un cost saving, ma all’eccellenza del prodotto e alla sostenibilità etica. Il nostro obiettivo è raggiungere il 100% di acquisto diretto da contadini che sposano il nostro progetto.

© Riproduzione riservata