
Sulle tavole degli italiani, accanto all’intramontabile piatto di pasta, fanno sempre più spesso la loro comparsa anche gli integratori alimentari. Se è vero che una dieta sana e varia dovrebbe garantire l’apporto completo dei nutrienti necessari al buon funzionamento dell’organismo, è altrettanto vero che non sempre si riesce a rispettare queste buone abitudini. Colpa di stili di vita frenetici, ma anche di alimenti impoveriti delle loro proprietà nutritive. Ed è qui che entrano in gioco gli integratori: al primo posto vitamine e sali minerali seguiti da probiotici, integratori per la funzione immunitaria e per la regolarità intestinale.
Secondo la survey di Integratori&Salute ‘La voce delle aziende: un’indagine delle loro prospettive ed esigenze’, presentata a Milano lo scorso 1 luglio e realizzata con il supporto tecnico e metodologico di PwC Italia, il mercato (Iva esclusa) ha raggiunto un valore di oltre 4 miliardi di euro e continua a crescere. “Il valore degli integratori evidenzia dinamiche positive nel fatturato, nella produzione, nell’occupazione e negli investimenti”, ha dichiarato Germano Scarpa, Presidente Integratori & Salute.
Una solidità determinata in primis dalle scelte dei consumatori che mostrano sempre più fiducia verso questi prodotti e dalla spiccata attitudine all’innovazione delle aziende del settore a rispondere con investimenti mirati in r&d, sviluppo di nuove formulazioni, digitalizzazione dei processi aziendali, formazione del personale ed espansione della distribuzione. Secondo lo studio, infatti, l’86% delle aziende intervistate ha un’unità di r&d e otto aziende su 10 hanno collaborazioni di ricerca attive con università o istituti di ricerca accademici. I principali canali di vendita per gli integratori sono le farmacie e parafarmacie, seguiti da online e Gdo. Insieme, farmacie, parafarmacie e Gdo nel 2023 hanno generato 911 milioni di euro di valore aggiunto.
SUPERARE LE CRITICITÀ NORMATIVE È PRIORITARIO
Tuttavia, nonostante i dati e le evidenze scientifiche che confermano l’impatto positivo di questi prodotti sulla salute, permangono alcune criticità da affrontare. In particolare, sfide di natura normativa e culturale continuano a ostacolare il pieno sviluppo del settore e il suo contributo alla salute pubblica. Si propone quindi un aggiornamento del quadro legislativo, volto a favorire una maggiore libertà di ricerca e un più ampio riconoscimento dei benefici degli integratori. È inoltre fondamentale promuovere un dialogo più costruttivo tra industria, comunità scientifica e istituzioni, per sostenere l’evoluzione del settore e i vantaggi che può offrire ai cittadini.
“La sguardo del settore, sempre orientato al futuro, sembra essere in netto contrasto con la normativa a livello europeo – ha sottolineato Scarpa –. Purtroppo accade continuamente che diversi nutrienti vengano messi in discussione da parte della Commissione Europea in maniera scollegata dalla realtà scientifica. Auspico, pertanto, un’armonizzazione delle regole sugli integratori per superare una regolamentazione frammentata che penalizza l’innovazione”.
UN COMPARTO CHE SOSTIENE L’OCCUPAZIONE, SOPRATTUTTO FEMMINILE
Dall’analisi è emerso che dei 51.719 occupati (ULA, Unità Lavorative Annue ovvero lavoratori equivalenti a tempo pieno diretti, indiretti e indotti), impiegati in Italia nel settore degli integratori, si stima il coinvolgimento di 25.805 donne che rappresentano ben il 50% dell’intera forza lavoro, a fronte di una media nazionale del 42 per cento. Scendendo nel dettaglio, l’analisi evidenzia la presenza del 77% di occupazione femminile (pari a 8.696 ULA) nelle farmacie, parafarmacie e imprese della Gdo responsabili della vendita retail degli integratori. Allo stesso tempo si è riscontrato il 53% di occupazione femminile (pari a 3.000 ULA) nel settore della produzione e distribuzione intermedia degli integratori. Infine, nell’ambito delle aree riguardanti ulteriori fornitori della filiera e operatori coinvolti, le donne impiegate sono il 41% della forza lavoro (pari a 14.109 ULA).