
L’accordo raggiunto il 27 luglio tra Stati Uniti e Unione Europea allenta le tensioni commerciali, pur imponendo nuovi dazi del 15% su tutti i prodotti importati, colpendo anche le eccellenze italiane. Sebbene l’impatto sia ritenuto da alcuni osservatori e istituzioni “sostenibile“, vari settori simbolo del Made in Italy, in particolare dal Mezzogiorno, guardano con apprensione alle incertezze del futuro e ai rischi per lo sviluppo sui mercati esteri.
I dazi innalzati dal 10% al 15% sulla Mozzarella di Bufala Campana Dop, ad esempio, sono stati accolti con un misto di sollievo e preoccupazione. Come sottolinea al Sole 24 Ore da Pier Maria Saccani, Direttore del Consorzio, l’aumento è gestibile, soprattutto dopo che si temevano cifre ben più alte. Nonostante il mercato americano valga circa il 7% dell’export totale, con un valore di 20 milioni di euro, i nuovi dazi rischiano di penalizzare le potenzialità di crescita, specialmente nel canale Horeca. Negli Stati Uniti la mozzarella di bufala è un prodotto premium, con prezzi tra i 60 e gli 80 dollari al chilo e investimenti in innovazione tecnologica per migliorare la logistica potrebbero essere vanificati.
Anche il comparto dei derivati dal pomodoro subisce un aumento significativo. Se prima i dazi variavano tra il 6% e il 12% a seconda dei formati, ora si stabilizzano al 15% per tutti i prodotti. Giovanni De Angelis, Direttore generale di Anicav, commenta l’accordo definendolo uno “scampato pericolo catastrofe“. De Angelis ribadisce che i nuovi dazi, pur più alti dei precedenti, sono sostenibili. Tuttavia, l’aumento sommato al deprezzamento del dollaro sull’euro potrebbe creare criticità, data la rilevanza strategica del mercato statunitense.
Il mercato dei derivati del pomodoro (pelati, polpe e passate) verso gli Usa ha un valore di circa 220 milioni di euro, che raddoppia (superando i 400 milioni) se si includono salse e sughi.
Come sintetizza De Angelis, il sentiment generale è di cauto ottimismo: “Quando è annunciato un uragano e poi arriva solo un forte acquazzone, si è portati a pensare a uno scampato pericolo. Ma l’acqua, anche se non distrugge, bagna”. L’accordo, pur scongiurando una guerra commerciale, impone un aumento dei costi che, seppur gestibile nell’immediato, rischia di frenare la crescita e la competitività dei prodotti italiani nel lungo periodo, in attesa di un accordo finale che possa dare più certezze.