
Gli agricoltori italiani sono sempre più preoccupati per la situazione del settore del pomodoro. Dopo anni passati a fronteggiare la concorrenza della Cina, oggi il vero pericolo arriva dagli Stati Uniti. La produzione nazionale di pomodoro per il 2025 è attesa in calo tra il 15% e il 20%, nonostante l’aumento delle superfici coltivate. In Europa, anche Spagna e Portogallo registrano una riduzione delle previsioni di resa.
Dall’altra parte del mondo la California, il secondo produttore mondiale dopo la Cina, ha visto un aumento delle rese del 10%. A complicare ulteriormente il quadro, il Presidente Donald Trump ha ottenuto la tariffa zero per l’ingresso in Europa di alcune produzioni americane a base di pomodoro.
Giuseppe Romanini, Presidente dell’Organizzazione Interprofessionale del bacino del Nord, evidenzia al Sole 24 Ore che i dati attuali mostrano un raccolto inferiore del 17% rispetto alle proiezioni. Se il trend dovesse continuare, il calo potrebbe superare il 20% a fine campagna. Romanini non esclude la possibilità che il pomodoro californiano possa arrivare in Europa, minacciando la posizione dell’Italia come primo esportatore mondiale per valore.
Davide Vernocchi, Presidente della cooperativa romagnola Apo Conerpo, conferma le stime negative. A tre quarti della raccolta, le rese del pomodoro convenzionale sono inferiori del 15-20%, mentre il biologico ha subito un crollo di oltre il 30%. I costi di produzione sono di 9-10mila euro per ettaro, e una produzione inferiore a 900 quintali per ettaro non riesce a coprirli. Secondo Vernocchi, il problema è strutturale: “È il terzo anno consecutivo che le rese programmate non vengono raggiunte a causa del cambiamento climatico, che ha portato a fenomeni come l’alluvione di tre anni fa, le piogge dell’anno scorso e le bolle di calore estive di quest’anno”.
L’INDUSTRIA TRA COSTI E NUOVA CONCORRENZA
Anche l’industria della trasformazione si trova in difficoltà. Giovanni De Angelis, Direttore generale di Anicav, spiega che le basse rese agricole sono un problema anche per i produttori di conserve. Inoltre, i conferimenti rallentati impediscono agli stabilimenti di raggiungere la piena efficienza produttiva e le economie di scala. Sulla potenziale concorrenza californiana De Angelis è meno pessimista, ma con riserva. Al momento, l’UE concederebbe un dazio del 2,6% solo su una quota di 250mila tonnellate di ketchup e altre salse. Tuttavia, “il vero rischio sarebbe se le agevolazioni venissero estese anche ai semilavorati, come quelli destinati a pizze surgelate o snack salati, rendendo la concorrenza americana molto più pericolosa”.