Varietà di riso Thai Hom Mali in ciotole su legno. Riso integrale, nero, rosso e bianco.

Da Coldiretti un allarme per il riso italiano

L’import selvaggio fa dimezzare i prezzi nei campi. Gli arrivi di prodotto straniero sono aumentati del 10% nel 2025: servono reciprocità e clausole di salvaguardia
Varietà di riso Thai Hom Mali in ciotole su legno. Riso integrale, nero, rosso e bianco.

Le importazioni “selvagge” di riso straniero fanno crollare i prezzi di quello italiano, con i produttori nazionali che si vedono pagare quasi la metà rispetto a pochi mesi fa e cifre precipitate al di sotto dei costi di produzione. A lanciare l’allarme è la Coldiretti, con la filiera nazionale che è già entrata in sofferenza a poche settimane dall’avvio della raccolta.

Le quotazioni all’origine del riso tricolore per le varietà più note come il Carnaroli o l’Arborio – analizza l’organizzazione – sono quasi dimezzate, passando indicativamente da 1-1,10 €/kg a 60-70 centesimi, nell’attuale campagna, nonostante una produzione di poco sopra i livelli dello scorso anno. 


IMPORT: +10% TRA GENNAIO E LUGLIO

A pesare sono gli arrivi di riso straniero, aumentati del 10% nei primi sette mesi del 2025, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, per un totale di 208 milioni di chili. Una situazione aggravata – ricorda Coldiretti – dal fatto che il 60% di tutto il riso importato in Italia gode di tariffe agevolate, con il 50% che arriva confezionato. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 50 milioni di chili. Un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile. E la stessa dinamica minaccia di ripetersi anche con un possibile futuro accordo Ue-India.

Sono preoccupanti anche le ultime notizie sull’evoluzione dei negoziati sulla revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG), che rischia di portare a una clausola di salvaguardia che potrebbe rivelarsi del tutto inefficace per la tutela del riso europeo. Infatti, se applicata nelle modalità proposte, si attiverebbe solo al superamento di oltre 600mila tonnellate di riso base lavorato, una quantità inutile a difendere la filiera nazionale.


L’ACCORDO UE-MERCOSUR

Un problema che pesa anche nell’accordo tra Ue e Mercosur. Dai paesi del blocco sudamericano ne sono già arrivati oltre 5 milioni di kg dell’anno in corso, mentre il 2025 che si avvia a far segnare il record. L’intesa prevede l’ingresso in Europa di riso a dazio zero fino a 60 milioni di kg, che andrebbero a sommarsi alle quantità attuali, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale. Di fatto si aprono le porte a un mercato che oggi ha una capacità di esportare pari a circa 2,4 miliardi di chili di riso lavorato.

Nell’intesa col Mercosur mancano reciprocità e regole comuni – rileva Coldiretti – poiché i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi. Ma è necessaria anche la cancellazione della regola sull’origine del codice doganale, per dare vera trasparenza ai consumatori e tutelare i produttori di riso italiani ed europei, imponendo l’obbligo dell’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue.

© Riproduzione riservata