Spesa online: mano con smartphone e sacchetto pieno di frutta e verdura. Acquisti digitali.

Marketplace digitali come strumento di crescita

Non solo sono in costante aumento i consumatori italiani che si affidano ai marketplace per i loro acquisti, ma gli e-retailer rappresentano anche un’occasione preziosa per espandere il business del made in Italy in mercati promettenti, come il Sud-Est Asiatico
Spesa online: mano con smartphone e sacchetto pieno di frutta e verdura. Acquisti digitali.

I marketplace digitali si stanno confermando sempre più come dei motori essenziali nel contesto dell’economia digitale e rappresentano ormai un’infrastruttura chiave per l’internazionalizzazione. Si pensi infatti che nel 2024 hanno generato il 72% dei ricavi globali del canale e-commerce (fonte: ECDB Analysis) e che più di tre acquisti digitali di prodotto su quattro, in Italia, transitano proprio da queste piattaforme.

Ecco allora che i dati della ricerca “NetRetail Focus Marketplace 2025” di Netcomm sottolineano come gli e-retailer, definizione alternativa per marketplace digitale, e l’export online stiano ridefinendo le regole del commercio e allo stesso tempo offrano alle aziende nuove occasioni di crescita e di accesso ai mercati esteri.

GLI ITALIANI E I MARKETPLACE

Lo studio rivela in particolare che nel commercio digitale italiano il 76,5% degli acquisti di prodotto e il 22,1% di servizi e beni digitali avviene oggi tramite i marketplace, dei quali si apprezza il vasto assortimento, i prezzi convenienti, le spese di consegna ridotte e una shopping experience integrata, con l’omnicanalità che continua a giocare un ruolo cruciale.

Tra le categorie più performanti spiccano i giocattoli, l’elettronica, i prodotti per la salute e il benessere, mentre il food è un comparto ancora poco affine. Ancora a proposito di omnicanalità, l’analisi di NetRetail evidenzia come gli italiani utilizzino mediamente 3,9 touchpoint prima di completare un acquisto su un marketplace, prestando attenzione ai comparatori (38,1%), ai consigli dell’intelligenza artificiale e a chatbot (37,7%) e reviews (35,9%), apprezzando peraltro le comunicazioni dirette e l’efficacia del retail media online e dei social. Il device usato per il 60% degli acquisti è lo smartphone e ben sei consumatori su dieci tornano a riacquistare sulle stesse piattaforme, indice di un alto grado di fidelizzazione.

“Sette dei primi otto top merchant per numero di spedizioni in Italia sono marketplace – aggiunge Roberto Liscia, Presidente Netcomm -, a dimostrazione della loro centralità nel retail nazionale. Questo scenario ci racconta di un consumatore più informato, più esigente e più connesso, che si muove senza soluzione di continuità tra canali e touchpoint. Per i brand italiani, la sfida non è più scegliere tra online e offline, ma integrare dati, esperienze e strategie in un’unica visione omnicanale capace di sostenere la competitività nel lungo periodo”.

SUD-EST ASIATICO, NUOVA FRONTIERA

La “Guida all’export digitale nel Sud-Est Asiatico” realizzata da Netcomm, in collaborazione con Adiacent, ITA – Italian Trade Agency e UniCredit, svela inoltre come i mercati ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico, composta da 10 paesi) promettano notevoli risultati per l’export digitale del made in Italy. Nel 2023, infatti, l’e-commerce globale di questo mercato ha superato i 200 miliardi di dollari ed entro il 2025 le stime dicono che oltrepasserà i 300 miliardi. Il valore delle vendite italiane verso l’area ASEAN, con i suoi 460 milioni di utenti connessi, ha raggiunto i 14 miliardi di euro nel 2023, solo una parte dei quali transitati attraverso i canali online.

Emerge pertanto la necessità, da parte delle Pmi del nostro Paese, di predisporre strategie crossborder efficaci da applicare nel Sud-Est Asiatico, dove il tasso di penetrazione mobile è altissimo e sono molto diffusi sia gli e-wallet sia marketplace come Shopee, Lazada e TikTok Shop. La “Guida all’export digitale nel Sud-Est Asiatico” suggerisce infine un modello ibrido di approccio ai mercati asiatici, capace di unire la titolarità diretta dei canali digitali con l’esecuzione affidata a partner locali, così da poter mantenere il controllo sui contenuti, sul pricing e sulle relazioni con i clienti, beneficiando al tempo stesso di una gestione operativa radicata nel contesto.

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